editoriale
Non ci sono più dubbi, questo Stato deve adeguarsi ai tempi di oggi. Tutto quello che è avvenuto con la presentazione delle liste elettorali per le imminenti Regionali poteva essere evitato - almeno per quanto riguarda il Lazio - con l'introduzione di una piccola regola adottata da tempo in migliaia di negozi, di supermercati e di farmacie, per non parlare delle Poste e di tanti uffici pubblici: prendere i "numeretti" ed aspettare con pazienza il proprio turno sapendo che in ogni caso la "fila" non sarà inutile perché la cassa o lo sportello rimarranno aperti a chi è presente nei locali al momento della chiusura oraria. Il Tribunale di Roma questa piccolissima regola di buon senso non l'ha avuta presente l'ultimo giorno utile per la presentazione delle liste ed ha chiuso le porte in faccia al delegato del PDL, senza tanti complimenti, allo scoccare dell'ora fatale. In sostanza rimaneva escluso dal partecipare alle elezioni per il governatore della regione il partito di maggioranza, lo stesso che ha eletto da poco il nuovo sindaco della Capitale. L'intervento del Governo con un decreto "interpretativo" delle norme della legge elettorale ha sanato questa incredibile situazione. Rimane il fatto, allarmante per milioni di cittadini votanti, che le sorti di un partito come il PDL , siano state affidate in un momento cruciale a persone non in grado evidentemente di capire l'importanza e la delicatezza del ruolo, perché gravi e imperdonabili errori sono stati commessi dalla delegazione romana e forse anche dai delegati di Formigoni a Milano, che rischia l'esclusione dalla competizione. Il governatore lombardo ha già fatto ricorso al tribunale amministrativo, ma si domanda provocatoriamente: è possibile che solo noi non sappiamo mettere un timbro? E chiede un approfondito controllo di tutte le liste, amiche o avversarie che siano. Intanto il Governo Berlusconi, dopo aver ascoltato il Presidente della Repubblica che lo ha firmato, ha approvato - come si è detto - un decreto contenente l'"interpretazione autentica" della legge elettorale senza alcuna modifica, ma riferendosi alle interpretazioni dei tribunali e delle corti che avevano respinto le liste del PDL . Ora saranno i TAR di Lazio e Lombardia a dire l'ultima parola su questa "grottesca" vicenda che rischiava di veder consegnare la "vittoria a tavolino" ai democratici di Bersani, come in una partita di calcio quando gli avversari non scendono o non possono scendere in campo per qualsiasi motivo. articolo pubblicato il: 06/03/2010 |