opinioni e commenti
Il primo aprile un nostro carissimo amico spagnolo ci ha scritto:
Sono parole di chi è cresciuto, adolescente, sotto la dittatura. Noi il franchismo lo vivemmo da lontano, ma Francisco Franco ci è stato sempre antipatico. Dopo aver vinto la guerra "incivile" non solo grazie ai Regulares marocchini (che di tanti orrori, anche sessuali, si macchiarono), non esitò a disfarsi degli amici quando non gli fecero più comodo. Franco, chiamato pubblicamente Franquito dal vecchio generale amico massone Cabanellas, vinse anche grazie ai Retequés, i combattenti carlisti, ma non esitò a perseguitare il carlismo quando optò per la linea dinastica liberal-isabelina di Don Juan Carlos. Un tranquillo professore come Francisco Elias de Tejada dovette cambiare il nome della sua casa editrice (di storia del Cinque-Seicento) da Montejurra a Jurra perché il primo nome puzzava troppo di carlismo. Giovani carlisti in vena di rievocazioni furono malmenati da bravacci italiani, una quarantina di anni fa, proprio sul Montejurra, perché come Carlos Hugo de Borbón, il carlismo, che tanto aveva combattuto insieme a Franco, doveva essere espulso dalla Spagna. Franco non fu nemmeno un vero difensore della Chiesa. Uomo "sin mujeres y sin Misa", come era definito quando era un giovane ufficiale del Tercio de Extranjeros, amava la Chiesa solo quando era allineata; basta ricordare i preti baschi indipendentisti fucilati dalle sue truppe. Furono pochi di fronte alle migliaia di martiri dell'anticlericalismo spagnolo, è vero, ma un uomo, un prete, quando muore è sempre un uomo, un prete che muore. Francisco Franco era chiamato in famiglia Paquito, per distinguerlo dall'omonimo cugino Pacón e si vendicò di quel "Paquito" utilizzando il cugino Pacón come segretario-maggiordomo, senza mai affidargli una carica pubblica. Nel 1973 , un giovane turista italiano che visitava Toledo si trovò, suo malgrado, in mezzo ad una folla che celebrava i quaranta anni della Falange. "No fue así que habló Josè Antonio", gridavano. Avevano, a loro modo, ragione, sapevano che Franco li avrebbe bellamente traditi, affidando alla monarchia democratica la loro Spagna, quella che "tiene que helarte el corazón". "Paco El Enano", come era chiamato a quell'epoca dai giovani spagnoli antifranchisti, e che non aveva esitato a dichiarare guerra "a distanza" al Giappone dopo il crollo del Reich, voleva solo morire nel proprio letto. E ci riuscì, al contrario di altri dittatori che finirono suicidi o appesi ad un gancio come quarti di vitello. "Paco Medallas" (altro pseudonimo dei tempi della dittatura) non può risultare simpatico a nessuno, né a destra, né a sinistra, né al centro. Ma forse dichiararsi di destra, di sinistra o di centro è da "imbeciles", come disse il filosofo José Ortega y Gasset.
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