cultura
la torre nella baia
di Gabriele V. R. Martinelli

Quando, tanti e tanti anni fa, qualche raro turista si avventurava per la discesa che porta alla baia di Portonovo, nei pressi di Ancona, trovava una spiaggia priva di costruzioni, ad esclusione dei ruderi di un fortino napoleonico e di quello che sembrava un fortilizio medievale con una casetta annessa. Sulla casa una lapide ricordava che lì aveva abitato il poeta Adolfo De Bosis.

Sarà stato per il romanticismo della baia al tramonto e per il nome un po' demodée, ma era bello immaginare il poeta che scriveva guardando il mare, ora violento come sa essere l'Adriatico con il vento di levante, ora piatto, come in certe sere d'estate. E proprio al mare De Bosis aveva dedicato i suoi versi migliori, il suo "Inno al mare".

Adolfo De Bosis, oggi per lo più sconosciuto e quasi mai citato, se non in nota, nei manuali scolastici, ai suoi tempi era molto conosciuto. Giovanissimo, era apprezzato da Carducci; fu poi amico di D'Annunzio, con il quale quasi naufragò nel corso di una vacanza in barca in Adriatico, non fosse stato per il provvidenziale intervento di un mezzo della marina militare.

La sua poesia, tra echi carducciani e consonanze dannunziane, simile per qualche aspetto anche a quella del Pascoli, trova una sua particolare cifra nell'educazione di De Bosis, nato in una famiglia internazionale e quindi aperta a molteplici influssi, tedeschi, boemi ma soprattutto inglesi.

Pur avendone tutte le possibilità, non ultima la sua profonda conoscenza della poesia inglese, non volle diventare un grand commis nel mondo editorial-culturale dell'epoca. L'attività letteraria e pubblicistica restò sempre marginale nella sua vita.

Nella vita quotidiana fece tutt'altro, giungendo a ricoprire la carica di amministratore delegato della società Terni, a quel tempo uno dei gruppi industriali più importanti d'Italia.

Dopo la sua morte prematura, la famiglia acquistò dal demanio sia la torre pontificia che l'annessa casetta, che in realtà era stata una casermetta. La torre ancora oggi appartiene alla famiglia, mentre nella casetta ha sede l'associazione Adolfo e Lauro De Bosis. Il figlio Lauro, scrittore esule in Francia, morì nel 1931 nel corso del volo di ritorno, dopo aver sorvolato Roma, lanciando centinaia di migliaia di manifestini contro il regime. Probabilmente aveva tolto uno dei serbatoi di carburante per far posto agli stampati.

Quando a Portonovo non ci andava quasi nessuno ed i ruderi napoleonici erano lontani dal diventare quell'Hotel Fortino Napoleonico che è oggi, i pochi visitatori erano incuriositi da quel poeta sconosciuto ricordato da una lapide scolorita.

Oggi che la baia è meta di migliaia di persone, tra campeggiatori e velisti che sbarcano per tutta l'estate, la lapide che ricorda Adolfo De Bosis non può vederla nessuno, perché la proprietà è stata recintata.

Nulla da eccepire, ma la non visibilità impedisce di suscitare la curiosità in qualche visitatore, così come accadde in chi scrive in tempi ormai lontani.