ritrattino
Primo Carnera
di Carla Santini

Ancora oggi si definisce "un carnera" un individuo di stazza notevolmente superiore al normale. Un carnera fin dalla nascita lo era davvero stato l'originale; il neonato Primo Carnera pesava, infatti, ben otto chilogrammi, un peso eccezionale soprattutto per quei tempi (Sequals, Friuli, 25 ottobre 1906) in cui l'altezza media era assai inferiore a quella di oggi e le gestanti soffrivano spesso la fame. E in casa Carnera di fame se ne sentiva molta, soprattutto dopo lo scoppio della Grande Guerra, con il padre al fronte, i figli a mendicare e la madre a cercare qualche lavoretto saltuario. Un giorno la madre fu costretta a vendere la vera per tirare un po' avanti.

Primo da ragazzo andava in giro scalzo, non trovando a buon mercato calzature numero cinquantadue per un'altezza misurata in sei piedi, otto pollici e un quarto, ovvero due metri e quattro centimetri, quando fu messo sotto contratto dal Madison Square Garden. Ma prima di arrivare al Madison, l'Olimpo della boxe mondiale, il gigante friulano dovette vivere per anni come un fenomeno da baraccone.

Subito dopo la guerra si trasferì in Francia a fare il carpentiere, poi fu notato dal padrone di un circo che lo esibiva come un fenomeno, invitando gli spettatori a sfidarlo alla lotta. Pochi temerari accettavano la sfida e finivano regolarmente battuti, anche se Carnera cercava sempre di lottare con particolare delicatezza per non far male agli avversari. In seguito fu notato da un pugile che gli insegnò i rudimenti dello sport; Primo abbandonò il circo, e salì sul ring, per qualche tempo alternando gli allenamenti serali con giornate passate a lavorare in una falegnameria di Arcachon.

A nessun altro più che a Carnera può essere attribuito l'epiteto di "gigante buono". Lui, che spesso si scusava con gli avversari per la violenza dei colpi, fu spesso vittima di manager disonesti che lo spogliavano dei guadagni, di organizzatori truffaldini che cercavano sempre di metterlo in difficoltà, addirittura imponendogli in un incontro l'uso di guantoni di misura inferiore, di mafiosi americani, ma anche dei giornali italiani.

Nel 1933 in Italia divenne un mito, quando fu il primo e a tutt'oggi l'unico pugile italiano a conquistare il titolo di campione del mondo dei pesi massimi WBA. Poi però, quando in seguito a gravi problemi di salute fu battuto, i giornali italiani, dietro precise disposizioni del Minculpop, ne decretarono l'oblio, anche perché nel frattempo era sorto l'astro di Vittorio Pozzo, l'allenatore degli azzurri vincitori di due campionati del mondo di calcio. Anche dopo la perdita di un rene Carnera seguitò a salire sul ring, spesso alternando gli incontri della "nobile arte" con quelli meno nobili del catch, facendo storcere il naso ai puristi. Al catch il campione si dedicò anche ad un'età in cui di solito gli sportivi vivono di ricordi, collezionando trecentoventuno vittorie.

Nel 1953 Carnera ottenne la cittadinanza americana, nonostante le foto in camicia nera di prima della guerra, e ciò gli permise di fermarsi negli Stati Uniti anche dopo la fine della carriera. Ne approfittò per interpretare una quindicina di film. Nel frattempo, nel 1939, si era sposato con Pina Kovacic, la quale gli diede due figli, Umberto e Giovanna Maria, ambedue poi giunti alla Laurea.

Nel 1967, a soli sessant'anni, sentendo arrivare la morte, volle tornare a Sequals, ove si spense il 29 giugno; lo stesso giorno, a trentaquattro anni di distanza, della conquista del titolo mondiale.