editoriale la novità del 2008 Occorre francamente dire che Romano Prodi è un "duro", almeno per quanto riguarda la "durata" del suo ministero, che tutti, anche fra i suoi amici, davano per spacciato un giorno Sì e l'altro No. Le ultime affermazioni sulla durezza del proprio presente, che sembrano consigliate dal servizio stampa di Palazzo Chigi e non provenire da una sua personale convinzione, appaiono però in gran parte sufficientemente fondate. Come spiegare, infatti, una situazione politica come quella italiana oggi? Tutti protestano contro l'opera del Governo, la situazione economica non fa sorridere, anzi, ed il futuro non appare tanto felice, ma il Governo Prodi continua a rimanere nonostante tutto in piedi. Colpa forse dell'opposizione non molto agguerrita e divisa, colpa degli elettori e dei partiti? Forse della dabbenaggine degli italiani che sperano ancora in un miracolo? Non sappiamo. Prodi sta riuscendo a stoppare anche quel timido tentativo di accordo tra Veltroni e Berlusconi sulla riforma del sistema elettorale e sta cercando di aumentare la forza della sua coalizione in Senato che, se si concretasse, lo porterebbe salvo imprevisti a concludere addirittura la legislatura. Non teme neppure l'eventuale perdita dei "diniani" il cui capo gli ha presentato un dossier di sette punti "inderogabili" che se accettati in pieno, farebbero saltare il giorno dopo qualsiasi governo italiano. Basta ricordare solo quello riguardante l'abolizione delle province in un Paese dove mille città vorrebbero riconosciuta la loro vocazione a divenire capoluogo di un qualcosa che non serve - ed è vero - a nulla, salvo a stipendiare decine di migliaia di dipendenti. Verrebbero licenziati, ed è impossibile, o passerebbero alle Regioni già appesantite per parte loro? Oppure ai cosiddetti "servizi socialmente utili"? Prodi rimane comunque fiducioso di annacquare tutto con la tattica del rinvio dei problemi più spinosi. Si vedrà - dice - e tutti ad aspettare. Più complessa appare l'aspettativa del Presidente del consiglio di far crescere i suoi voti in Senato. Qui Dini non c'entra, ma è sostituito da Pannella. Come mai, si dirà? La giunta delle Elezioni di Palazzo Madama sembrava disposta a dire sì ai ricorsi di otto aspiranti senatori esclusi per un'interpretazione ritenuta errata della legge elettorale, con la conseguenza che quattro "poltrone" sarebbero passate alla maggioranza: Ma qualcuno forse ha capito che con questo salto triplo Romano Prodi sarebbe rimasto in sella fino al 2011 e questo sarebbe stato troppo e quindi il problema è stato rinviato sembra all'assemblea. Nella quale entrerebbe comunque Marco Pannella, un uomo politico che è stato capace di smuovere l'assemblea delle Nazioni Unite sulla moratoria della pena di morte nel mondo e non è poco. Il leader radicale ha giurato che sarà "l'ultimo giapponese" a difesa di Prodi, ma forse è fin troppo ingombrante e battagliero anche per un "duro" come il presidente del Consiglio, soprattutto ora che è tornato sul tappeto un tema come quello dell'aborto: una gatta da pelare non da poco.
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