libri Sulle orme del suo recente saggio ('Sulla Turchia e l'Europa', edito da Solfanelli), Alberto Rosselli, giornalista e saggista storico, autore di svariati saggi sulla realtà storica e geopolitica anatolica, balcanica e mediorientale, prosegue il suo viaggio all'interno nel complesso e contraddittorio 'pianeta' Turchia con un nuovo lavoro, 'L'Olocausto Armeno – Breve storia di un massacro dimenticato', edito anch'esso da Solfanelli (nuova collana 'Pillole di Storia'). Con quest'ultimo saggio, l'autore riprende e approfondisce un tema ch'egli ha avuto già modo di toccare sia ne 'Il Tramonto della Mezzaluna – la Turchia durante la Prima Guerra Mondiale' (Edizioni Rizzoli BUR, 2003) sia nel già citato 'Sulla Turchia e l'Europa', contribuendo a fare luce su una delle più raccapriccianti e discusse pagine della storia del XIX e XX secolo. La persecuzione scatenata tra il 1915 e il 1918 dai turchi nei confronti del popolo armeno residente in Anatolia e nel resto dell'Impero Ottomano rappresenta forse il primo esempio dell'epoca contemporanea di sistematica e scientifica soppressione di una minoranza etnico-religiosa. Un piano di eliminazione che non scaturì soltanto dall'ideologia 'panturchista' e dichiaratamente razzista del sedicente partito "progressista" dei Giovani Turchi, ma che trasse le sue origini dalle antiche e mai del tutto sopite contrapposizioni tra la maggioranza mussulmana turca e curda e la minoranza cristiana armena. Con l'espressione 'genocidio armeno' (in lingua armena Medz Yeghern, "Grande Male") –ci si riferisce a due eventi distinti ma legati fra loro: il primo è relativo alla campagna contro gli armeni condotta dal sultano ottomano Abdul Hamid II negli anni 1894-1896; il secondo è collegato invece alla deportazione ed eliminazione di armeni voluta, pianificata e compiuta negli anni 1915-1916 dall'élite 'modernizzatrice' turca. L'eliminazione fisica di circa un milione di armeni da parte dei turchi rappresenta ancora oggi, a distanza di tanto tempo, uno scomodo, scottante ed attualissimo tabù. Il sostanziale rifiuto da parte dell'attuale governo di Ankara di riconoscere le drammatiche e comprovate responsabilità storiche della Sacra Porta rappresenta infatti un grosso ostacolo non soltanto alla conferma di una verità storica, ma all'ingresso della Turchia nel consesso europeo. Un'ostinazione, quella di Ankara, che, anche se a fronte della recente ed eccessiva (per non pochi osservatori: 'scandalosa') 'accondiscendenza' palesata da Bruxelles nei confronti di Ankara, rischia egualmente di vanificare gli indubbi sforzi compiuti in questi anni dal primo ministro Recep Tayyip Erdogan, sulla strada della modernizzazione e dell'integrazione del suo Paese nella UE. La 'questione armena' ritornò di attualità, dopo mezzo secolo dallo sterminio, nel 1974, quando rispondendo a una denuncia del Tribunale Permanente dei Popoli, il governo turco ammise per la prima volta, seppure con molte riserve e distinguo, che tra il 1915 e il 1918, "il popolo armeno patì effettivamente un certo numero di vittime attribuibili alle tragiche contingenze storiche del tempo di guerra, cioè scontri armati, fame, malattie", guardandosi però – come spiega Rosselli - dal riconoscere che tra il 1880 e il 1918, cioè per un periodo ben più lungo della durata stessa dell''olocausto' armeno, prima i sultani e poi il governo controllato dal partito dei Giovani Turchi (che avrebbe dovuto, secondo i suoi programmi, "civilizzare e portare in Occidente l'Impero Ottomano") repressero a più riprese e con estrema violenza questa minoranza cristiana". SCHEDA DEL LIBRO Alberto Rosselli
L'OLOCAUSTO ARMENO
Capitoli:
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