cronache
eutanasia
di Adalgisa

Vorrei fare la giornalista, ma è molto difficile, come si sa, entrare nella "corporazione", ed ho dovuto accettare la proposta del direttore di questa testata che mi ha chiesto di scrivere qualcosa su un argomento d'attualità, non facile per tutti- ritengo- e poi senza alcuna retribuzione. Forte della mia incoscienza giovanile ho accettato senza battere ciglio davanti a lui, ma poco dopo, quando mi sono ritrovata sola e sono scoppiata in lacrime. L'argomento era l'eutanasia. Ho iniziato con il leggere tutto quel che è stato scritto in questi giorni, dall'accorato invito di un uomo gravemente ammalato che desidera morire per non continuare a vivere in condizioni inumane e insopportabili per chiunque, alla risposta del presidente della Repubblica che ha invitato le forze politiche ad affrontare il tema ed il problema. Ho letto quel che hanno fatto in altri Paesi, ho sentito quel che ha detto il Papa in difesa della vita, ma tutto ciò è ormai noto ed era inutile riportalo in un articolo da apprendista. Per ore sono stata a rimuginare passeggiando in Piazza Montecitorio. L'idea era di intervistare qualche parlamentare per farmi dire la loro opinione. Inutile fatica, non per altro perché non ho visto uscire dal palazzo neppure una faccia nota, quelle che appaiono ogni giorno nei Tg. Sono quasi tutti nuovi, mi ha detto un vigile urbano. Ho pensato che ormai la situazione stava diventando disperata. Poi ho visto uscire due signori in età matura: stavano animatamente discutendo ed ho pensato di seguirli per accertare la loro identità prima di interrogarli. Poteva, infatti, trattarsi di dipendenti della Camera o di persone addirittura in visita. Mi sono in ogni modo accodata anche quando sono entrati in un caffè della zona. Si sono seduti ed hanno continuato a discutere. Nel brusio del bar ho poi sentito la frase di uno di loro: stavano forse parlando dell'argomento? "Preferisce morire e non si può dargli torto" Bene ci siamo, ho pensato memore di quanto accadde fortunatamente ad un collega che ascoltò proprio in quel caffè i discorsi di due "colonnelli" di Fini, provocando con la successiva pubblicazione un putiferio nel partito. Ma io non ho il registratore, posso usare solo un taccuino e una matita, ma va bene lo stesso.

Intanto i due hanno continuato a discutere ed ecco quel che è rimasto sulle mie carte un po'stropicciate per la condizione in cui mi sono trovata, piegata sull'orlo del bancone del bar sperando nella buona sorte.

-Dopo quel che ha detto Napolitano hanno spiegato che non si vuole regolamentare la dolce morte, ma di introdurre il famoso testamento biologico e significa che il malato potrà chiedere con anticipo di non essere sottoposto a cure inutili e palliative.

-Non so bene come stanno le cose, ma mi pare che sia un giro di parole che possono significare anche l'eutanasia.

-Questo lo dice anche il Papa o chi per lui.

-Non pensavo mai che saresti diventato uno che pende da quel che dice il Pontefice. Anni fa avresti bruciato in piazza la bandiera vaticana.

Bene, mi sono detta, mi sono capitati due della sinistra, ora quasi in doppiopetto, ma nel passato extraparlamentari barricadieri.

-Non è così. Penso invece a quel che potrebbe accadere. E' un'ipotesi estrema, ma tutto ciò non può portare ad una deresponsabilità da parte della classe medica?

-Non direi proprio. C'è di mezzo la deontologia professionale ed il famoso giuramento di Ippocrate.

-Ecco, appunto, siamo nel periodo pagano. Gli antichi romani adoravano Esculapio e già allora si giurava di non dare farmaci mortali, neppure se richiesti, neppure un farmaco abortivo.

-Non polemizzare. Sono cambiati i tempi.

-I medici sono persone serie, ma le pecore nere come in tutte le professioni possono venir fuori.

-Non lo discuto. Ma come ti dicevo dovremmo avere regole severe che non lascerebbero spazio ad iniziative personali o addirittura criminali.

-C'è, però una cosa che non mi convince. Da secoli la medicina si basa anche sull'esperienza. Se tutti col testamento biologico decidessero di "lasciar perdere", cosa accadrebbe?

-C'è la ricerca che in questi ultimi anni ha fatto passi da gigante.

-E' vero, ma su cosa ricercano, sugli animali? I quali, beati loro, non fanno alcun testamento e accettano, pare, con supinità il proprio destino.

-Veramente qualche volta protestano.

A questo punto alla vostra aspirante cronista è cominciato a venire qualche dubbio. Questi sono proprio deputati? Forse sono capitata al bar dello sport. Ho chiuso perciò il mio taccuino, ho bevuto il mio caffè e sono uscita fuori molto perplessa. I due personaggi mi hanno subito seguito ridacchiando. Sulla piazza ho ritrovato il vigile di prima. Mi ha riconosciuto, mi ha salutato e mi ha chiesto se avessi trovato qualcuno. Forse – gli ho detto- quei due sono interessanti, anche se continuano a ridere. Si, li conosco bene, ma non sono deputati, sono amici miei ormai e sono tutti i giorni in sala stampa nel Palazzo. Sono giornalisti.Sono arrossita e scappata via. Forse in quella famosa caffetteria, mi avevano vista affannata e preoccupata scribacchiare di nascosto. E si sono divertiti un po'. Ma su queste cose, su quest'argomento così delicato e serissimo, si può ridere ? Vedete voi.