arte e mostre
un diavolo per capello
di Manuela Mattei

Al Museo Civico Archeologico di Bologna, una rassegna a cura di Pietro Bellasi e Tulliola Sparagni, promossa dal Comune di Bologna in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta e Wella Italia, per raccontare la storia della bellezza incentrata sulla testa e sull'acconciatura, dal titolo 'Un diavolo per capello, dalla Sfinge a Warhol, Arte Acconciature Società'.

Un lungo viaggio nel tempo e nello spazio che dimostra come l'acconciatura è una espressione di identità, attraverso la quale l'uomo ha veicolato messaggi ed informazioni all'interno e all'esterno del gruppo di appartenenza: nella più antica tradizione romana, ad esempio, la finalità dell'acconciatura era quella di evidenziare lo status sociale, specie nelle donne; altrettanto vero che fin dalla notte dei tempi il capello rappresentò l'unione ideale del corpo all'anima, e la pratica esercitata da molti popoli, quella di impossessarsi dei capelli del nemico, significava impadronirsi di lui e della sua forza.

Vari i reperti e le opere in rassegna, ad iniziare da una 'Statua maschile di anonimo',in microdiorite, proveniente da Giza, Antico Regno, IV Dinastia (2640-2520 a.C.), dai lunghi capelli lisci, al 'Gruppo statuario a nome di Huemascia e della moglie Baket', ripetuta due volte, Nuovo Regno, XVIII Dinastia (1539-1292 a.C.) con i lunghi capelli lavorati; quindi il 'Ritratto di Matidia', (112 d.C.), in marmo, proveniente da Villa Adriana (Tivoli), con una folta capigliatura a riccioli, il 'Ritratto tipo Faustina Maggiore', un marmo di provenienza ignota (I secolo d.C.), che presenta una capigliatura ad onda, ed ancora una 'Maschera teatrale tragica femminile', di età romana, dalla capigliatura con riccioli e lunghi boccoli.

Non mancano vasi antropomorfi e cefalomorfi (III-IV secolo), ceramiche provenienti dalla costa settentrionale del Perù, un 'Pai-quiché', testa trofeo umana del XVIII-XIX secolo proveniente dal Brasile, rio Tapajós, di incredibile drammaticità, ed ancora tutta una serie di monete e medaglie, dalle monete della zecca di Siracusa con il ritratto di Arethusa (485-305 a.C.) a quelle della zecca di Roma raffiguranti Antonia ed Agrippina Maggiore (40 d.C. ca.), ma anche le bellissime capigliature, riportate nelle monete della zecca di Roma, di Sabina (132-134 d.C.) e Giulia Domna (196-211 d.C.) ed in quella della zecca di Antiochia con il ritratto di Giulia Paola (219-220 d.C.); quindi le meravigliose medaglie di Pisanello, con i ritratti di Cecilia Gonzaga (1447), di Jacopo Alari Bonacolsi, con il ritratto di Giulia Astallia (XV secolo), di Matteo de' Pasti, con il ritratto di Isotta degli Atti (1446), di Guillaume Duprè, con il ritratto di Cristina di Francia (1635), di Ferdinand de Saint-Urbain, con il ritratto di G. Domenico Cassini (1695) o di Francesco Corazzini, con il ritratto di Alessandro Antonio Barziza (1779), tanto per citarne alcune.

Fra i dipinti, una pregevole tempera su tavola di Alessandro Araldi, 'Ritratto di Barbara Pallavicino' (1510 ca,), dai capelli raccolti in una lunga treccia, l'acconciatura sontuosa di Margherita Gonzaga, nel ritratto di Franz Pourbus il Giovane (inizi XVII secolo), il 'Ritratto di Gian Domenico Tassi (1710-1715) di Vittore Ghislandi detto Fra' Galgario, dalla fluentissima pettinatura, ed ancora i ritratti di Francesco Solimena detto L'abate Ciccio, di Pietro Melchiorre Ferrari, di Angelo Crescimbeni, Luigi Crespi e Francesco Toselli, per ricordare qualche nome.

Concludono la rassegna una serie di foto, fra cui quelle di 'Andy Warhol alla Galleria del Credito', scattate da Maria Mulas e da Fabrizio Garghetti, sino a 'Libreria Farenheith, Campo dei Fiori' di Sandro Becchetti, 'Festa della luna a Colere', di Tonino Conti, ed 'Oltre James Dean', di Paola Coletti.

Completa la rassegna un pregevole volume edito da Mazzotta, con la riproduzione dei vari reperti ed opere, in uno ad esaustivi saggi.

Sino al 2 luglio p.v.; per ulteriori informazioni contattare il Comune di Bologna, Cultura e Rapporti con l'Università.