cultura
Miguel de Unamuno
di Giuseppe La Rosa

Filosofo e letterato, poeta e agitatore di idee, non si mette ad innalzare sistematici edifici di pensiero. Più che le alte vette della “ragione sillogizzante” ama intromettersi nel senso della vita concreta e spirituale dell’uomo.

Gli uomini sono sprofondati nel sonno della vita mediocre e quindi vanno scossi e agitati, devono prendere coscienza del tormento della vita e dei formidabili problemi dello spirito.

Non gli interessano le questioni sociali, le questioni politiche, gli preme la questione umana, che vuol dire “saper quel che avverrà della mia coscienza, della tua, di quella di tutti dopo la morte”. Questione che supera ogni altra questione perché è la questione stessa della vita, di quella vera e più profonda.

La vita non è quella dell’evoluzione biologica della specie o quella del materialismo storico dialettico dei senza Dio, ma è una realtà che sfugge e trascende gli schemi della scienza e dell’arte, al cui servizio, anzi, sono e la scienza e l’arte.

E quaggiù questa vita, purtroppo, si rivela intimamente contraddittoria e dolorosamente tragica. Essa è in lotta con la ragione scientifica, con le cose, con gli uomini, con gli avvenimenti storici, una lotta che sembra non avere origine né fine, una lotta di cui si nutre e si alimenta.

E’ l’uomo delle antinomie.

Il pensiero ci fa volare nell’astrattezza delle scienze ma la vita ci presenta i suoi bisogni concreti, la ragione scruta i labili confini dei fenomeni ma la vita attinge l’essere profondo e anela all’immortalità individuale, la ragione cristallizza l’astratto ma la vita coglie il fluire continuo del tangibile, la ragione si compiace e si placa nei suoi gelidi schemi, ma la vita si inquieta e si strugge nella sete ardente dell’infinito.

Questa vita che nutre nelle proprie viscere lo scontro perpetuo : desiderio di quiete e desiderio d’azione, aspirazione alla grandezza e constatazione di miseria, primavera di sogni ed autunni di melanconie, brame d’immortalità e disperata caduta nella morte.

“...ci sono due io in me, uno attivo, l’altro contemplativo, uno guerriero, l’altro pacifico, uno innamorato del movimento, dell’azione, l’altro della quiete, del riposo…. Mai ho sentito come ora… in modo tanto violento, il precipitare del tempo e mai ebbi così profondo il sentimento che tutto ci sfugge dalle mani”.

La vita come lotta spericolata e incessante anche fra le immancabili delusioni, contraddizioni, umiliazioni, derisioni e sconfitte.

Una vita, comunque, destinata alla conquista finale, alla liberazione e alla salvezza individuale e dell’intera umanità.

E si, perché chi ha acquistato coscienza della propria infinita miseria, finirà con il sentire il cuore traboccargli di pietà per sé e per le creature tutte e per Dio stesso.

Vediamo delle ombre e delle luci nel suo pensiero.

Le ombre.

Il panteismo, che sta alla base del suo pensiero. Dio siamo noi, Dio è il mondo in evoluzione, Dio lotta, soffre, muore e cresce indefinitamente con noi e in noi. No ! Le cose non stanno così, Dio è Essere Totale, solo il relativo, il contingente, il parziale è suscettibile di crescita e di perfezione indefinita.

Altra ombra, il fideismo, il pragmatismo cieco. Una fede e una prassi non illuminate e non dirette dalla luce del pensiero degenerano in fanatismo e sentimentalismo.

Le Luci.

Ha proclamato al mondo intero e a tutta forza i valori spirituali ed eterni veramente degni dell’uomo, combattendo in difesa dei diritti e delle esigenze supreme dello spirito immortale, indicando il cammino vero e sicuro all’immortalità gloriosa che ci attende di là dalla morte.