cinema
shattered glass
di Luca Zanchi


Genere: drammatico
Regia: Billy Ray
Cast: Hayden Christensen, Peter Sarsgaard, Chloë Sevigny, Rosario Dawson
Distribuzione: Medusa

Tra i grandi “ritardi” cinematografici del 2004 ne spicca uno decisamente imperniato sul “quarto potere”: si tratta di Shattered Glass, negli States già pronto dall’anno scorso. Il protagonista è Stephen Glass, il giovane redattore del New Republic, la rivista di bordo dell'Air Force One (nda l'aereo presidenziale americano), e free lance per altri famosi periodici quali George, Harper's Magazine e Rolling Stone, che, all’inizio degli anni ’90, suscitò scandalo per aver inventato ben 27 dei 41 brillanti scoop di cui era stato autore.

Billy Ray, sceneggiatore alla prima esperienza da regista, si è ispirato ad una storia vera raccontata da Buzz Bissinger su "Vanity Fair”, insinuando abilmente negli spettatori il germe del dubbio verso la comunicazione mediatica e tentando di rappresentare al meglio quella tipica classe sociale, prescindendo dalla contestualizzazione redazionale, disposta a calpestare con vigore la deontologia professionale pur di emergere e scalare la vetta in poco tempo.

Il giornalista è presentato in tutte le sue contraddizioni, dalla falsità da cui il suo animo era corrotto all’aria da bravo ragazzo: a detta di alcuni, questo contribuisce a non farne né un eroe né tantomeno un antieroe, realizzando una sorta di ibridazione a volte scialba, ma questo è il conto da pagare per aver voluto attenersi (più o meno) fedelmente alle autentiche descrizioni di chi ha conosciuto “The fabulist” (questo il nome della sua autobiografia).

In molti hanno temuto che un’opera di questo genere potesse definitivamente rompere il delicato rapporto tra stampa e lettori, ma, se è vero che la pellicola esamina una macchia, e purtroppo neanche unica, nel sistema dell’informazione, allo stesso tempo sottolinea quanto, prima o poi, la verità trionfi sempre, specialmente oggi che, con la diffusione dei new media e l’affermarsi della Rete, a qualsiasi cittadino è conferita la facoltà di controllo delle fonti.

Il commento della critica di fronte a “L’inventore di favole” è in definitiva buono, ed è stata quasi da tutti apprezzata anche l’interpretazione del pur poco espressivo Christensen (Anakin Skywalker in Star Wars), che, nonostante non abbia incontrato il vero Glass, un po’ per sua volontà ed un po’ per una naturale riluttanza del “creativo”, ha saputo efficacemente calarsi nel personaggio. Piuttosto opo osto nce per altri famosi periodici quali contestata, invece, seppur non unanimemente, l’esiguità del budget, solo 6 milioni di dollari, che è talvolta troppo evidente nella povertà dei mezzi utilizzati.

Paradossalmente, una pellicola che in qualche modo denuncia la possibile deformazione della veridicità degli eventi da parte della comunicazione di massa, mescola insieme autenticità e fiction presentandosi come “ispirata liberamente a fatti realmente accaduti”, ma questo era inevitabile in un mondo come quello del cinema (solo?), in cui sono i sogni a prendere forma in una luce proiettata verso le logiche del mercato.