speciale libertà d'informazione e diritto all'ono
Sulla libertà di espressione informativa e i suoi limiti -alcuni di essi- ho già parlato. Bisogna
ora riflettere su uno in particolare, lonore e la reputazione. Vi è un accordo generale sui grandi
principi e anche sulla soluzione dei casi concreti, soprattutto se si possiedono i dati pertinenti o
adeguati. Incidentalmente, va osservato che la questione sulla diversità delle culture nel concepire in
cosa consiste l'onore non pone dei problemi, nonostante le apparenze, se si sa bene di cosa si parla.
"L'apparente relatività del concetto di onore significa soltanto che si tratta di un concetto
storico accidentalmente ma non storico essenzialmente. Sottostante l'onore c'è stata sempre la
proiezione sociale dei valori. Ciò che è cambiato storicamente è il modo di stabilire la gerarchia fra
quei valori o la maniera di accentuarli"5.
Cosa lede, dal punto di vista informativo, l'onore ontologico? In primo luogo tutte le forme di narrare che destano l'odio nei confronti di chiunque. In modo più sottile, lede la dignità dell'uomo ogni genere di discriminazione, ovvero il linguaggio dispettoso rispetto a determinati gruppi sociali, razziali, o nazionali. Dunque l'informazione non può, non deve contribuire a sollevare delle barriere fra gli uomini oppure a mantenerle dove vi siano. Così, lArt. 20. 2 del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici dellONU (1976) stabilisce che: Qualsiasi appello allodio nazionale, razziale o religioso che costituisca incitamento alla discriminazione, allostilità o alla violenza deve essere vietato dalla legge. E' anche per questo che sostengo che l'informazione non è mai neutra, anzi non deve esserlo, se ci fosse non renderebbe nessun servizio alla società perché contribuirebbe a far durare le divisioni, le ingiustizie, le discriminazioni, quelle strutture di peccato che ostacolano la convivenza fra i popoli e fra gli uomini. Nei confronti dell'informazione di cronaca quante conseguenze dovrebbero scaturire di
queste idee semplici, semplici ma certamente difficili da attuare. Oltre alla coscienza formata dai
giornalisti, qui non ci sono regole del Codice Penale a cui appellarsi, e difficilmente ci saranno.
La fama connota qualcosa di fugace, di effimero, che svanisce con la stessa facilità con cui
viene costruita. Mentre l'onore comporta qualcosa di duraturo, guadagnato con sforzo e perciò
apprezzato fortemente per chi ne gode. E che va risarcito quando viene offeso: di qua l'idea del
risarcimento per danni morali.
Diceva Juan Luis Vives, umanista spagnolo contemporaneo di Erasmo e Moro, che "l'onore è come l'ombra della virtù: chi vuole trattenere l'ombra non afferra essa, ma il corpo". Il credito morale che ognuno possiede è una potenzialità. Nelloperare, esso cresce o diminuisce. Tutte le nostre opere e i suoi effetti rendono proficuo o meno il patrimonio morale che configura il nostro credito dinanzi agli altri. L'onore così inteso sarebbe la proiezione sociale del patrimonio morale acquisito dall'uomo nel suo agire, la reputazione dunque in senso proprio. Ma quella reputazione si basa su un fondamento oggettivo, sul capitale maggiore o minore di virtù socialmente riconosciute. L'immagine dell'iceberg rende l'idea dell'onore come patrimonio di virtù apprezzate dai colleghi, dai cittadini, dalla società intera. Una parte piccola dell'iceberg emerge dalle acque, quella corrispondenti alla virtù o alle virtù più apprezzate in un momento storico. Essa o esse possono variare, però ci saranno sempre: ieri si valutava la fedeltà matrimoniale, oggi si apprezza di più la competenza professionale e l'onestà nel lavoro. Dipende dalla cultura e da tante circostanze. Certo ci possono essere surrogati delle virtù o degradazioni dell'idea dell'onore, come capita negli ambienti mafiosi o della malavita. Ciò vuol dire che si sono sovvertiti i veri valori, si sono mutuati i veri valori per le falsificazioni. All'origine, però, c'era un vero valore, come la fedeltà o la solidarietà famigliare. Ora, il Codice Penale, l'ordinamento giuridico, quando contempla i delitti contro l'onore, tratta di questo tipo di onore, della reputazione. Si capisce dunque che l'informazione non sia necessariamente un limite al diritto all'onore, anzi può anche esserne la condizione. Senza verità non c'è vero onore, ma influenza o potere nudo che spesso reclama per se il riconoscimento della virtù, gli onori delle virtù. Proprio per questo la verità costituisce un'esimente nei delitti contro l'onore registrati nei codici, particolarmente nel caso di politici o funzionari.
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