editoriale Pochi osservatori politici avrebbero dato non piu' di quarantott'ore di vita ad un governo della prima repubblica che si fosse trovato ad attraversare la bufera che si e' abbattuta sul ministero Berlusconi negli ultimi giorni d'ottobre. Il Cavaliere e' sempre in sella, ma la situazione politico-governativa si e' certamente complicata e aggravata. Il premier stava festeggiando la solenne firma della cosiddetta Costituzione europea da parte dei 25 Paesi (di solenne aveva purtroppo solo le splendide sale del Campidoglio e del Quirinale) quando qualcuno gli ha fatto leggere una breve dichiarazione del portavoce di Fini, il suo migliore e affidabile alleato. Gli si rimproverava - ma la dichiarazione anche se improvvida e sconsiderata, a dire il vero voleva avere un altro intento - che tutta la sua insistenza sulla diminuzione delle tasse anche per i "ricchi" avrebbe fatto risparmiare allo stesso Berlusconi ben settecentomila euro annui. Da quel momento il sorriso scompariva dal volto del premier, mentre al Quirinale l'occhio impietoso delle telecamere coglieva il visibilmente accidioso Chirac e il germanico Schroeder che sgranocchiavano grissini nell'attesa del brindisi del nostro Capo dello Stato. Gli altri erano rimasti compunti e riverenti di fronte al battesimo di questa nuova Europa piu' grande. Berlusconi aveva pero' in quel momento altro cui pensare. Già da qualche tempo, faceva subito rilevare dal suo portavoce, il presidente del Consiglio aveva affermato che tutto il ricavato dalla diminuzione delle tasse personali sarebbe stato destinato alla beneficenza. Ma il problema rimaneva in tutta la sua gravita' in aggiunta ai tanti altri che nel giro di poche ore allungavano l'elenco delle divisioni e dei problemi della maggioranza. Tanto per citare: i leghisti votavano contro il varo al Consiglio dei ministri del disegno di legge di ratifica della Costituzione europea e per di piu' proponevano un referendum popolare, mentre Berlusconi vorrebbe fare presto ed anzi arrivare primo degli altri 24 Paesi. Subito dopo il caso Buttiglione. Nella mattinata di quella giornata che rimarra' "indimenticabile" per Berlusconi, lo stesso Barroso, presidente designato della Commissione europea si era espresso per una rinuncia da parte del contestato filosofo italiano, ormai unica soluzione possibile dopo il no del Parlamento europeo. Una rinuncia volontaria c'e' poi stata. In serata nuova cena di "verifica". Con qualche risultato interlocutorio anche per la presenza per la prima volta a queste riunioni del presidente della Camera, Casini a dimostrazione della gravità della situazione. Forse un nuovo Governo o un grosso rimpasto, con Frattini in Europa al posto di Buttiglione, Fini agli Esteri e Follini vicepremier, ma sono tutte ipotesi di lavoro perche'l'ostacolo piu'grande e' ormai politico dopo il "flop" delle elezioni suppletive con gli elettori di centrodestra rimasti in gran parte a casa. E poi Fini propone addirittura un nuovo programma di governo, Berlusconi vuole abbassare le tasse per tutti, gli altri no. P.S. - Il caso Buttiglione. Il ministro ha detto chiaramente al momento della sua rinuncia all'Europa, che si sente una vittima di un'odiosa e rozza campagna di tutta la sinistra europea contro di lui, cominciata in Italia alla notizia della sua designazione. Probabilmente ha tutte le ragioni per dirlo al di la' delle incaute affermazioni sui suoi ideali di cattolico fatte in una sede, quella degli "esami" da parte del parlamento europeo, del tutto impropria. Possiamo pero' dire che Rocco Bottiglione, che non e' un grande diplomatico e forse non era proprio adatto a quell'incarico nella Commissione, e' certamente uno dei pochissimi "politici" italiani nel mare della grande ipocrisia che caratterizza tanti dei suoi colleghi anche europei, che dice con onesta' intellettuale come la pensa.
|