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non aprite quella porta
di Salvatore Mennea

Dal 26 di Maggio è disponibile per la vendita il dvd del remake di Non aprite quella porta di Tobe Hooper. Non tutti sono a conoscenza, specialmente i neofiti, che la pellicola in questione è il rifacimento di un' opera sublime che ha segnato indelebilmente la storia del genere horror.

Una gita. Una temeraria escursione nel mezzo delle pianure e dei paesini rustici tipizzanti l'ambiente texano. E' la meta che cinque giovani ragazzi, tra cui Sally e suo fratello paralitico Franklin, si prefiggono per il weekend, una inusuale maniera per evadere dalla routine quotidiana alla scoperta di luoghi spersi e dimenticati dal mondo. Nel contempo la radio texana diffonde inquietanti notizie su frequenti profanazioni di tombe, ma l'annuncio non scalfira'la ferrea intenzione del gruppo di proseguire sul suo sentiero e neppure l'incontro, durante il viaggio, con un autostoppista, che inquieterà e sgomenterà la compagnia.

I giovani, liberatisi a fatica della ingombrante e cupa presenza, resteranno, pero', senza benzina e saranno costretti a sostare in una squallida e desolata casa, abitata un tempo dai parenti della protagonista Sally. La forzata sosta si rivelera fatale. La incosciente intraprendenza di alcuni di loro, li porterà a curiosare in una abitazione nei paraggi, ignari del fatto che e'occupata da una famiglia di macellai schizofrenici dediti al cannibalismo. E' l'inizio della mattanza, una sarabanda di vittime trafitte e squartate dalla motosega di Faccia Di Pelle (Leatherface), ritardato macellaio in un mattatoio locale. Solo uno sopravviverà in quel luogo di incubo...

Il malsano ingegno e il macabro cinismo di Tobe Hooper ci regalano quello che ancora oggi è uno degli horror più spaventosi di sempre, ovvero The Texas Chainsaw Massacre (Il Massacro della Motosega del Texas) tradotto penosamente in Non Aprite quella porta. Paradossalmente il regista si fa promotore di una critica al sistema americano. Gli U.S.A visti come lo stato del benessere economico, della ricchezza e della felicità, nascondono, loro malgrado, scheletri dentro l'armadio. La contiguità di messaggi recepiti dallo spettatore, palesano una America inconsueta, che esula dai canoni standard, di una ferocia inaudita e intrinseca, pregna di rifiuti, gente emarginata dalla società. Quest'ultima scrigno di scempi (le profanazioni di tombe iniziali) perpetrati da vandali, divenuti tali, forse per l'alienazione dalla parte buona, perbenista e permissiva. Evitando di trascendere in ulteriori messaggi di critica sociale analizziamo gli elementi cardine. Innanzi tutto il personaggio di Leatherface, divenuto icona della follia nell'immaginario collettivo e interpretato con abile maestria da Gunnar Hansen, che dona alla pellicola quel tocco di perversione e scelleratezza immancabile per la buona riuscita di un film del genere.

L'opera si ispira, vagamente, ad un efferato fatto di cronaca degli anni Cinquanta, che vide come protagonista Ed Gein. Profanatore di tombe e serial killer conservava nella sua abitazione il cadavere putrefatto della madre. Questo cruento personaggio sarà fonte inesauribile di idee da cui attingeranno a piene mani talenti come Robert Bloch, da cui Alfred Hitchcock trasse il suo capolavoro "Psycho", e appunto Tobe Hooper. Curiosità: tutti coloro che lavorarono alla realizzazione di questo film, saranno successivamente colpiti da una sorta di maledizione; il regista, infatti, non riuscirà più a ripetere film di spessore e a mantenersi su livelli di qualita', propinandoci una sequela di filmetti mediocri; gli attori si accoderanno invece verso una lunga parabola discendente inanellando parti in film dalla fattura alquanto modesta.