copertina Si contano ormai a centinaia e sono presenti in quasi tutti i parchi e le ville genovesi. Stanno annidati sui rami più alti dei pini marittimi, dei platani, delle magnolie o in mezzo al fogliame delle palme, e con le loro inusuale ed ingombrante presenza colorata e rumorosa incuriosiscono i passanti e tengono alla larga gli altri uccelli comuni. Stiamo parlando dei pappagalli che da diversi anni a questa parte si sono radicati nel capoluogo ligure, moltiplicandosi e creando numerose e robuste colonie. Di taglia piccola e cospicua, e persino di specie diverse (a Genova l'ornitologo Enrico Borgo ne ha individuato con esattezza tre: la Psittacula krameri o Parrocchetto dal collare, la Myiopsitta monachus o Pappagallo monaco e la Amazona aestiva o Amazzone fronteblu) questi simpatici e coloratissimi pennuti vengono segnalati in una vasta area urbana che si estende grosso modo dal quartiere di Castelletto (con epicentro a Villa Gruber) a quelli di Albaro e di Nervi, dove sono appunto più frequenti le zone verdi sia pubbliche che private. Le numerose telefonate giunte ai vigili urbani e alle sedi regionali della Lipu e della Protezione Animali non fanno che confermare l'ampiezza di un fenomeno che, iniziato in sordina parecchio tempo fa (i primi avvistamenti a Genova di questi colorati pennuti dal caratteristico becco ricurvo si verificarono, sembra, all'inizio degli anni Ottanta) pare essersi dilatato a dismisura sia per la notevole capacità di adattamento e riproduzione dei volatili, sia per la progressiva "tropicalizzazione" del clima ligure. Tesi quest'ultima condivisa anche dai ricercatori dell'Università di Genova che, proprio per questo motivo, tengono sotto controllo l'arrivo e lo stanziamento sul territorio di nuove specie animali appartenenti ad altri continenti e ad altre latitudini. La Lipu, bene documentata circa la presenza a Genova di diverse colonie di pappagalli, tra cui forse la più diffusa, cioè la Psittacula Krameri (specie naturalizzata a Genova a partire dalla metà degli anni Novanta) ha già fornito in passato dati e indicazioni sul fatto. "A Genova, ma anche in altre località della regione, non è difficile avvistare pappagalli inselvatichiti. Alcuni di questi animali sono stati messi in libertà da persone, mentre altri sembrano essere immigrati nella nostra regione da luoghi molto lontani". I pappagalli 'genovesi' sono ormai molti, anche se bisogna tenere in conto che colonie di Psittaciformi sono presenti in altre città e zone d'Italia, come a Trieste, Parma e Reggio Emilia. Il professore Silvio Spanò della Facoltà di Zoologia dell'Università di Genova, che per anni ha dedicato molti dei suoi studi proprio ai pappagalli "europei" (pare che anche in Spagna, Francia, Belgio, Grecia e persino in Inghilterra, Galles e Scozia siano presenti diverse colonie di questi pennuti), non sembra avere dubbi circa la portata di un fenomeno zoologico "interessante, anche se non unico, e probabilmente da ricondursi al cambiamento di clima che in questi ultimi anni ha reso gli inverni italiani molto più miti e umidi rispetto al passato". Anche se Enrico Borgo rammenta che "il pappagallo Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) era già conosciuto in tempi molto antichi (addirittura in epoca romana e bizantina) nel nostro Paese e in Europa meridionale. Tanto è vero che a Ravenna è possibile trovare raffigurazioni di questa specie nei celebri mosaici, risalenti al VI secolo d.C., di Santa Apollinare in Classe". A dimostrazione che certe specie apprezzavano l'habitat di certe zone della penisola ben prima degli sconvolgimenti climatici dovuti al buco dell'ozono di cui tanto i parla. Comunque sia, "negli ultimi dieci anni - continua Borgo - a Genova sia i Parrocchetti che gli Amazzoni si sono bene ambientati e riprodotti entrando a fare parte della avio fauna stanziale". I pappagalli sono animali che prediligono le prime ore del mattino o l'imbrunire per uscire dai loro nidi, ricavati nei tronchi o sulle cime degli alberi o negli anfratti dei muri, e andare in cerca di cibo. Le loro grida, forti e acute, coprono quelle di tutti gli altri volatili, grandi e piccoli, mettendo in fuga piccioni e taccole (i maschi della specie Amazzone fronteblu sono lunghi quasi 40 centimetri, pesano 500 grammi e le loro ali possono misurare dai 220 ai 230 centimetri). Secondo le testimonianze di numerosi cittadini genovesi della zona di Albaro (precisamente via Flora e via Dodecaneso), i pappagalli, oltre a nutrirsi di semi di magnolia, leccio e cipresso e di bacche, sono molto ghiotti di frutti, come gli aranci, i limoni e i mandarini che crescono numerosi in molte ville e giardini del quartiere. In un giardino di via Flora sono state trovate decine e decine di aranci tutti meticolosamente smangiucchiati e curiosamente ridotti a "clessidra" dagli Psittacula krameri. "Non c'è dubbio" conclude l'ornitologo Enrico Borgo. "Genova rappresenta una situazione veramente particolare in quanto risulta essere l'unica città d'Italia e d'Europa in cui più frequenti risultano gli avvistamenti e nella quale coesistono, allo stato libero, ben tre specie di Psittaciformi provenienti da aree geografiche dissimili. A parte il Parrocchetto dal collare, già presente in Europa meridionale, il pappagallo monaco e l'Amazzone fronteblu provengono infatti dal Sud America".
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