opinioni e commenti
verso il centrodestra possibile e necessario
di Domenico Benedetti Valentini

La politica è più che mai un’arte complessa. Oggi lo è fino al parossismo, nell’epoca in cui la ipercomunicazione stravolge e strumentalizza ogni cosa. E nondimeno, sugli eventi del giorno bisogna cercare di ragionare e orientarsi ugualmente. Già siamo stati inondati di commenti alle elezioni regionali di Emilia-Romagna e Calabria. Ma non vi illudete, tra poco saranno archiviate da quelle di Puglia, Campania, Marche, Toscana e Liguria…

Pochi spunti (non una vera analisi) sulle due regionali svoltesi.

Se dobbiamo andare alla sostanza, il centrodestra ha conquistato un’altra Regione (Calabria) che era governata dal centrosinistra. L’Emilia-Romagna era già a governo di sinistra e, con affanno, tale è rimasta.

Fin’ora, su nove Regioni che hanno votato, il centrodestra ha prevalso in otto. Pertanto, se non vogliamo falsare le cose, si conferma che l’Italia vive una lunga stagione di opinione popolare la cui ampia maggioranza volge a destra. Se ne deduce che in termini democratici, PD-Cinquestelle-Leu si trattengono abusivamente al governo. Con la complicità di chi avrebbe l’autorità e il compito, preso atto della situazione, di sollevarli dal potere di imporci leggi e decreti.

Non è vero che l’Emilia-Romagna ha segnato una gran vittoria del PD e delle sinistre. Tutt’altro. Il centrodestra è arrivato, come somma dei voti delle liste, a poche migliaia di voti dalla somma delle sinistre; cosa che non era mai accaduta. Ha più che altro vinto il presidente Bonaccini, fruendo di un vasto “voto incrociato” e tenendo in occultata sordina il simbolo del PD…..e chissà come sarebbe andata se il centrodestra, diciamo più chiaramente la Lega, avesse messo un candidato competitivo in proprio anziché la oscurata Borgonzoni……La sinistra (che tutto deve alla mobilitazione delle Sardine) festeggia più che altro un tremendo scampato pericolo.

Emerge però come una sconfitta di Salvini il risultato emiliano. In certo senso se l’è voluta e gli errori in politica, si sa, pesano più dei misfatti. L’errore non è stato tanto di baricentrare su di sé la campagna (non è l’ottimo, ma in tante situazioni ha reso); né quello di fare ciabattate come la citofonata ai tunisini, francamente antiestetica per chi ha cultura di governo; ma piuttosto di aver puntato tutto – come si fa al poker – proprio su quella Regione in cui la scommessa era più problematica e meno praticabile. Dire “Se vinciamo, diamo lo sfratto al Governo nazionale” ha significato autorizzare gli altri a dire “Hai perso, pertanto il Governo è legittimato a restare”! Al limite (ma era sempre improprio) sarebbe stato plausibile dirlo per le regionali di Sardegna o d’Abruzzo o di Sicilia, dove si partiva alla pari…..Ma in Emilia, dove si parte da molte lunghezze indietro! La sfida, lanciata in altro modo, sarebbe stata ( come certamente è stata nelle intenzioni) generosa. Così è stata guascona e fonte di ricaduta pregiudizievole.

Come uomini di destra, dobbiamo augurarci che Matteo Salvini non abbia a veder incrinata la sua immagine di vincente, perché al momento questo significherebbe soltanto ridare fiato a tutto il sinistrume politico-giornalistico-finanziario-ecclesiastico-culturale-galoppinare che ha in lui lo spauracchio….

A proposito di spauracchio, non so se avete presente l’ennesima truffa dialettica. Si continua a dire che la destra salvinian-meloniana semina “odio” e “paura”, mentre sul fronte opposto ci sarebbero la fratellanza, l’amore, l’accoglienza, la piazza buona delle Sardine e blabla… Disgustoso. C’è un’acredine, un odio verso la Destra, verso la maggioranza degli italiani che vota a destra, come non s’è mai ricordato: sul piano morale, ci ricorda l’animosità sistematica che aprì la strada agli esecrabili “anni di piombo”… La stessa coalizione di governo, la stessa mobilitazione delle Sardine, ogni celebrazione di anniversario, sono intese “contro”, per alzare barricate contro chi se si votasse vincerebbe. In un clima del genere, anche chi come noi è cresciuto nel confronto delle idee e nel leale rispetto degli avversari, fatica sempre più a sentirsi cittadino di questa adulterata democrazia.

Tornando all’attualità, il dato clamoroso è la scomparsa elettorale dei cinquestelle grillini. Chi rappresentano più i circa 300 parlamentari eletti due anni fa da questo movimento? Nessuno. Eppure il loro terrore di tornare alle urne, cioè di dover lasciare tutti le “poltrone” (loro che della lotta alle poltrone avevano fatto l’unico cartello populista), mantiene una coalizione abusiva al governo. E impedisce che si torni democraticamente a votare. In attesa che costoro celebrino il proprio funerale agli Stati Generali (una specie di congresso), resta da capire se intanto andrà avanti lo sfaldamento parlamentare in atto, tanto da far mancare la stampella numerica all’”avvocatino del popolo” Giuseppe Conte o a chi, Franceschini o altri, il PD volesse imporre in sua sostituzione.

Il ben diverso voto della Calabria (schiacciante maggioranza al centrodestra, buona affermazione della Lega ma permanente prevalenza di Forza Italia con le sue due liste collegate, rafforzamento significativo anche qui di Fratelli d’Italia, presenza perfino dei “centristi” dc nella coalizione) suggerisce riflessioni sul “centrodestra possibile e necessario”…..Ferma restando la preziosa opera di “sfondamento a sinistra” da parte della Lega, l’accreditamento di Giorgia Meloni e il non più ignorabile mondo indipendente che caratterizza la galassia-Destra dicono che s’impone una coraggiosa e anticipatrice ristrutturazione di tale galassia. Essa non si giova dell’affermazione di una sola egemonia, ma deve trarre profitto dal proprio insopprimibile pluralismo: qualcosa di più e di meglio del semplice “fare squadra” invocato piuttosto banalmente dai segretari dei partiti. Bisogna inventare, con i passaggi rapidi che la modernità comporta, un’idea unificante sul piano sociale, una direzione culturale comune destinata a regolare virtuosamente la competizione nella prospettiva lunga. La somma numerica nelle singole elezioni può anche fruttare vittorie, ma il coinvolgimento vero delle intelligenze, degli interessi diffusi, della scienza e dell’arte, senza più ragionare come asfittiche strutture partitiche, è la nuova sfida di una Destra che vada oltre, che faccia epoca.

articolo pubblicato il: 03/02/2020 ultima modifica: 10/02/2020