ritrattino
Potrei annoiarvi con note biografiche che facilmente si possono trovare su internet ma per "Gary" preferisco attingere solo alla mia memoria. Era un evento quando uscivano in prima visione gli ultimi films dei grandi: Cary Grant (di cui avrò il piacere di parlarvi nei prossimi numeri), John Waine, Burt Lancaster. Quando però si annunciava l'uscita di un nuovo film di Gary Cooper si aveva la certezza di assistere ad un evento cinematografico particolare. La disincantata disinvoltura dava l'impressione, non credo di sbagliarmi, che Gary Cooper sapesse di interpretare, con grande maestria quello che noi avremmo voluto essere nella vita. Gustando i suoi films ci si immedesimava a tal punto nell'eroe buono che quando si usciva dal cinema si aveva la certezza di aver assistito alla sconfitta del male. Una trama accattivante, semplice, ben orchestrata riesce quasi sempre ad avere successo. Gary Cooper era la trama, l'interprete, il mito che donava agli spettatori un appagamento morale e visivo. Non ricordo, forse qualcuno mi smentirà, che Gary Cooper abbia mai interpretato un personaggio negativo. Con il suo sorriso accattivante donava serenità ad un pubblico che non attendeva altro che le sue rassicuranti avventure. Ricordo con emozione le prime dei suoi films: "Tamburi Lontani", (film visto e rivisto nel corso degli anni), Vera Cruz, un capolavoro per trama, immagini e colore, interpretato anche da un Burt Lancaster dall'enigmatico sorriso: il romantico cattivo della situazione.
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