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Salomone, chiamato una volta Iedidia (diletto del Signore) figlio di Davide e Bat-Sceba; è il terzo re di Israele (971-931 a.C.). All'epoca e per molto tempo ancora si ricorse alle parabole per far riflettere il popolo sui casi e sui valori della vita. La parabola doveva rendere di semplice comprensione argomenti di per sé complessi e si rivolgeva ad un pubblico analfabeta. Una celebre parabola racconta di due donne che si contendevano la maternità di un neonato e che sottoposero la disputa al re, a cui ebbero modo di argomentare le proprie ragioni: la più sentita era rappresentata dall'amore materno , in base al quale sostenevano entrambe la impossibilità di accettare la separazione. Salomone, ricordato anche per la sua saggezza, comunicò alle donne di aver risolto il caso consegnando mezzo figlio a ciascuna per evitare ingiustizie; a questo punto la vera madre pur di salvare la vita al figlio rinunciò ai propri interessi. La morale che dovrebbe scaturire è che quando esiste un amore insuperabile come quello materno, si è disposti a qualsiasi rinuncia. Oggi il pubblico non è analfabeta, ma le situazioni che si presentano sono talmente complesse e gli interessi talmente intrecciati che non è sufficiente essere alfabetizzati o aver frequentato corsi superiori di studio. Anche in questo caso il ricorso ad una parabola potrebbe aiutare l'ecologia risparmiando fiumi d'inchiostro e risme di carta. Non ci sarà certo Salomone ma vale la pena tentare. Una coppia di coniugi arrivati in tribunale per la propria causa di separazione si accusano vicendevolmente sul pessimo esito dell'educazione che ha ricevuto il proprio figliolo. La madre accusa il padre del fatto che, non avendolo educato a sufficienza, il ragazzo è finito con lo spacciare droga; il padre accusa la madre che per la sua mancanza di interesse nell'educazione del figlio questi è diventato un borseggiatore e un criminale da strapazzo. Morale: i genitori per sostenere le proprie ragioni di fronte al Tribunale non ebbero alcuno scrupolo di infangare forse anche a torto l'onorabilità del figlio e in seguito ne hanno pagato le conseguenze. Oggi molti politici per sostenere le proprie ragioni e per incolpare le parti avverse di insuccessi dovuti alle altrui azioni, non esitano ad infangare spesso a torto la propria nazione, l'Italia. Tra gli argomenti preferiti ci sono le debacle di natura socio economica, con particolare enfasi per l'entità del debito pubblico e i riflessi sulla tenuta dei conti, evocando scenari apocalittici con lo scatenarsi della speculazione. Questi signori, sia politici in carriera sia sedicenti giornalisti che operano palesemente a sostegno o per incarico di questa o quella parte politica o lobby economica, dimenticano che gli speculatori sono come quegli animali che per poter sopravvivere sono stati dotati da madre natura della capacità di annusare nell'aria l'odore della morte e avvalendosi di tale facoltà corrono a precipizio ogni qualvolta si presenti loro l'occasione di banchettare con una carogna o addirittura con un animale morente. Questi signori, che periodicamente si accapigliano nel corso di trasmissioni televisive autodefinite di "approfondimento politico", antepongono i loro interessi personali al bene comune di una Nazione che, grazie all'inventiva dei propri cittadini, alla cultura del risparmio ed alla solidarietà delle famiglie che si sostituiscono loro malgrado, ma efficacemente, allo Stato nel sostegno dei loro componenti più deboli (gli anziani e i giovani precari), si può ancora permettere di competere nel mondo nonostante il rilevantissimo costo sostenuto per le spese della politica in tutte le sue branche e lobby collegate (stipendi e vitalizi per gli eletti, auto blu, rimborsi spese, finanziamento pubblico ai partiti, finanziamento ai giornali e via dicendo). articolo pubblicato il: 08/12/2010 ultima modifica: 03/01/2011 |