Una nonna, una madre, una figlia in una convivenza forzata dove i rispettivi character emergono in maniera evidente. “Sono tre bellissimi personaggi, complessi e piuttosto ingombranti , ognuno con la propria unicità. In questa storia, che ha richiesto un profondo lavoro a tavolino per non cadere in facili cliché, la figura maschile è totalmente assente: non ci sono mariti, non ci sono padri, non ci sono compagni; aleggia per tutta l’opera la figura di Costante, compagno di Rosaria, mai presente in scena, assumendo così un ruolo fondamentale se pur nell’assenza. La casa, e ancora di più la cucina, diventa come una sorta di gabbia all’interno della quale convivono forzatamente le protagoniste, che si rincorrono in maniera frenetica scatenando infuocate diatribe tra loro, senza mai comunicare realmente lo stato delle cose, ponendo in diversi frangenti in secondo piano il legame di sangue che le unisce e i sentimenti che provano l’una per l’altra, evitando così di incontrarsi veramente e pienamente, come se occuparsi realmente dell’altro fosse qualcosa di impossibile o devastante.
La scena ideata e creata da Luca Maschi è una cucina (la cucina semplice di una famiglia piccolo borghese/proletaria) ed i costumi abiti vintage originali sono di BibiViola. Questo è un testo di grande spessore e che, contemporaneamente fa sorridere nella sua scorrevolezza e, a poco a poco, fa riflettere su grandi temi.
In queste piccole quattro mura emergono i tre caratteri femminili e tre generazioni differenti: Mela, la nonna, eccentrica, moderna, egocentrica, e dedita esclusivamente ai piaceri della vita; Rosaria la figlia di Mela, ex sessantottina vive di ricordi e proclama a voce i grandi temi della rivoluzione e del femminismo ma vittima del suo senso di colpa è esattamente l’opposto di tutto ciò, una martire che lavora per mantenere madre e figlia, e poi c’è Carmen, nipote di Mela e figlia di Rosaria giovane, scontenta, pigra, indifferente ai grandi temi politici della madre con un segreto difficile da svelare.
È una convivenza forzata tra la cecità rivoluzionaria e melanconica di Rosaria, il vivere alla giornata di Mela che si aggrappa quasi in maniera grottesca all’idea di se giovane e Carmen, cresciuta in mezzo a due figure ingombranti come la nonna e la manna, anche se per motivi diversi, forse è l’unica che prova a dire come stanno le cose. Questa commedia amara della Maraini è una fotografia della famiglia e di tutti i suoi meccanismi contorti, a volte malati, spesso complessi. I dialoghi sono serrati, viaggiano veloci e tra le righe emerge l’amaro e la profondità del dramma umano.
Nella cucina di casa, luogo di scontri ma mai di reale incontro reale, una nonna, la figlia e la nipote, pur amandosi, non fanno che combattersi per ribadire, ciascuna a suo modo, la loro cocciuta personale visione del mondo. facendo così emergere la comicità del testo diviso in due atti, che viene fuori dallo scontro fra le umane debolezze di nonna Mela e della giovane Carmen contro la cecità rivoluzionaria di Rosaria.
Mela da Dacia Maraini Produzione Performer-Espressione Applicata Regia di Emanuela Rolla Con Rita Consoli (Mela), Roberta Piagneri (Rosaria) e Emanuela Rolla (Carmen) Regista assistente Luca Maschi Scene di Luca Maschi Costumi BibiViola
Teatro Garage - Sala Diana – 20 e 21 maggio 2023
articolo pubblicato il: 15/05/2023