È da una casa di un appartamento che partirà la narrazione del racconto. Daniele, un ventenne di fine anni 90, ci accompagnerà nel rivivere quel 4 giugno del 1989. I piani di narrazione saranno due, tutti e due dettati da Daniele stesso, che alternerà racconto a vita vissuta, un narratore che entra nella scena e la accende. La scenografia si muove con lui e cambia forma creando, con tubi metalli, in maniera asettica, le diverse ambientazioni. Partiamo da una casa per arrivare ad un vialone alberato, passando per una macchina, un treno, un autobus ed un bar.
Sarà in questi luoghi che ripercorreremo la giornata, ma anche un po’ la vita stessa, di quei quattro ragazzi (solo tre in scena) giovani e sognatori. Cercando di mettere in luce, senza alcun giudizio, l’inconsapevole spensieratezza giovanile che può finire da un momento all’altro, senza volerlo, senza un minimo di preavviso, quando si gioca a fare i grandi con dei grandi che poi tanto saggi non sono.
“È una storia da non raccontare, è una storia da dimenticare” canta de André parlando, metaforicamente, della morte di Pasolini. Quella di Antonio de Falchi potrebbe essere una storia pasoliniana, di un ragazzo adolescente di una periferia romana popolare e affaticata; potrebbe essere una ballata di de André sull’ingiustizia e la tragica fatalità della vita; quello che è sicuro è che, questa storia, è davvero una storia sbagliata. Ma è da raccontare. Una storia di amicizia immersa completamente nella fine degli anni 80, in una Roma popolare piena di rivalsa e di sogni borghesi, di piazze piene di bambini con palloni che rimbalzano sulle saracinesche e di rumori nei mercati. In quel contesto un gruppo di ragazzi, che cresce negli oratori a condividere sigarette proibiti e baci adolescenziali, condivide la fede per la squadra della propria città. Un amore viscerale ma anche un pretesto per stare insieme, passare la domenica insieme, cantare abbracciarsi e piangere. E soprattutto, sognare di essere grandi. Ma i grandi in questa storia non giocheranno il ruolo dei buoni, anzi, il sogno di esser grandi è proprio ciò che non farà mai diventare grande uno di loro. Giovanni Bonacci | Giacomo Bottoni Flavio Francucci | Simone Giacinti
Il cuore debole di Antonio
di Simone Giacinti scenografia Alessandra Solimene | sound designer Armando Valletta regia Francesco Giordano Spettacolo vincitore Premio del Pubblico – Festival inDivenire 2024
Dal 30 settembre al 2 ottobre 2024 Spazio Diamante Sala Black
Spazio Diamante Via Prenestina 230B 00176, Roma – www.spaziodiamante.it Lunedì – mercoledì h 21:00 prezzo biglietto 14,00 € disponibili su www.ticketone.it o negli orari di apertura del BOTTEGHINO della SALA UMBERTO e del TEATRO BRANCACCIO
articolo pubblicato il: 25/09/2024