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Da più parti si parla della stabilità come obiettivo da raggiungere per poter dar vita al rilancio dell'Italia. Ma la stabilità può essere tutt'al più uno dei mezzi, non il fine. Se stabilità significa fare pasticci come con il Decreto Salva Roma o i centocinquanta euro che volevano indietro dal personale della Scuola, sicuramente sarebbe più produttiva la vecchia, cara instabilità cronica della Prima Repubblica. Il Governo delle larghe intese assomiglia ad un autobus in cui alcuni passeggeri si conoscono bene, altri vagamente, altri ancora sono tra di loro perfetti sconosciuti. Senza il legame rappresentato dal volere di Napolitano ed il mastice della poltrona da salvaguardare ognuno se ne andrebbe per la propria strada.
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Dopo l'esperienza del Governo Monti, che non è retorico definire infausta, si sperava che qualcuno avesse capito che di tecnici in Italia ce ne sono fin troppi, superburocrati e grand commis che mai pagano per i propri errori e quando proprio se ne devono andare lo fanno con la scarsella piena. Quando la Fornero ammise a denti stretti di essersi sbagliata di due o trecentomila persone sul numero degli esodati, incolpò i suoi collaboratori. In un Paese mediamente serio il Ministro si sarebbe immediatamente dimesso, non prima, però, di aver mandato a casa chi aveva fornito certi dati. Allo stesso modo, nella buffonata dei centocinquanta euro, la Carrozza avrebbe dovuto cacciare i suoi consiglieri per poi, decorosamente, ritirarsi a Pisa.
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Saccomanni ha affermato con supponenza di essere una sorta di ragioniere e non certo un politico, a marcare la propria specificità di tecnico. Ma un tecnico avrebbe potuto al massimo gestire il vecchio Ministero del Bilancio, inventato ai tempi che furono per creare una poltrona di rango in più, e forse anche il Ministero delle Finanze. Le più importanti attribuzioni del Ministro dell'Economia sono però quelle che attengono al Tesoro, ovvero la politica economica. Il Ministro del Tesoro è sempre stato il secondo in importanza dopo il Presidente del Consiglio, perché da lui sono sempre dipese le grandi scelte che hanno segnato la vita del Paese. Nominare un tecnico in un ruolo estremamente politico significa limitarsi a gestire il quotidiano e ad eseguire le direttive di Bruxelles.
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De Gasperi ebbe a dire che lo statista guarda al futuro, alle prossime generazioni, mentre il politicante alle prossime elezioni. Lasciando perdere gli statisti che, per quanto riguarda l'Italia, stanno tutti al camposanto, da noi mancano anche i politici perché, in un modo o nell'altro, se ne possono infischiare anche delle elezioni. A ben vedere, se ne possono infischiare di tutto, come i tanti che sono passati dai dibattiti nelle sezioni dei partiti direttamente alle difese in tribunale dalle accuse di aver allegramente speso i soldi dei contribuenti per le esigenze di casa loro. L'elenco è lungo e, va detto, rigorosamente bipartisan. E vai col tango!
articolo pubblicato il: 14/01/2014 ultima modifica: 27/01/2014