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ritrattino
Rodolfo Valentino
di Carla Santini

Castellaneta, dove nacque nel 1895, apparve subito troppo stretta alle ambizioni del giovanissimo Rodolfo Guglielmi, meglio conosciuto come Rodolfo Valentino. Sin da bambino si mostro' insofferente a qualsiasi forma di disciplina, da quella familiare a quella scolastica. Era quello che si soleva dire un vero e proprio monello. Studente svogliato e poco diligente, perso nei suoi sogni di evasione, si scontrava doppiamente con l'ambiente di vita anche per l'autorevole posizione del padre farmacista. Tra le sue numerose "imprese" viene ricordato come fosse stato cacciato dall'ONAOSI di Perugia per una presunta tresca con una guardarobiera.

Segui' la passione della danza e divenne ballerino. Forte di questa abilita' sbarco' negli Stati Uniti. Si avvicino' al mondo dello spettacolo e ben presto impose il suo fascino mediterraneo sui biondi e aitanti attori americani del cinema muto. Il portamento affinato ed esaltato dalla danza, l'eleganza naturale dei modi, l'indiscutibile carisma, lo sguardo magnetico ne fecero ben presto uno degli attori pi richiesti e corteggiati del cinema muto. Dette un'impronta personale ed originale alle sue interpretazioni, tanto che influenzo' fortemente altri attori dopo di lui. Qualcuno ritiene che Valentino abbia anticipato per certi versi il metodo Stanislavskij.

Rodolfo Valentino si calo' nel prototipo dell'amante latino per antonomasia e attiro' su di se' folle di ammiratrici in delirio. Le donne erano disposte a tutto pur di entrare nel suo harem. Ad un certo punto prese a circolare la voce di una sua presunta impotenza. Questa voce era stata probabilmente messa in giro da una attrice rifiutata o da una giornalista, parimenti rifiutata che aveva coniato per lui lo sprezzante epiteto di "piumino da cipria", alludendo all'incapacita' di Valentino di arrivare al dunque. Si trattava ovviamente di calunnie, che non lo sfiorarono minimamente. Ogni sua pellicola riscosse strepitosi successi che accrebbero la sua fama tanto da diventare una sorta di oggetto di culto idolatrico.

Memorabili restano per gli appassionati estimatori del cinema muto I Quattri cavalieri dell'Apocalisse (1921), Sangue e arena (1922), L'aquila nera (1925) e Il figlio dello sceicco (1926),l'ultimo film girato. Mori' infatti, a New York nel 1926. I suoi funerali furono un evento, forse il primo funerale spettacolo del Novecento. A distanza di anni il suo mito resiste intatto, mai scalfito dal passare del tempo. Valentino e' riuscito evidentemente a interpretare piu' di ogni altro se stesso come personaggio, coniugando arte e vita e annullando il sottile filo che separa la vita dal sogno. La morte prematura contribui' indubbiamente all'affermazione del mito sulla traccia di un copione gia' scritto per tutti i belli e dannati.

Solo due anni pu'i tardi, nel 1928, si affermo' definitivamente il cinema sonoro. Resta una legittima domanda sulla possibilita' per lui di vincere la sfida con il nuovo modo di concepire e realizzare i film. A Castellaneta, un museo raccoglie cimeli e testimonianze dell'attore e accoglie ogni anno numerosi visitatori di ogni eta' e nazionalita'

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