Compagnia Molière
con il patrocinio della REGIONE VENETO
Ivana Monti Daniele Liotti
Rosario Coppolino
con la partecipazione di
Debora Caprioglio
con
Andrea Cavatorta, Francesco Cordella, Serena Marinelli, Simone Vaio
ELEPHANT MAN
di Giancarlo Marinelli
tratto dall'omonimo racconto di Frederick Treves
regia Giancarlo Marinelli
scene Andrea Bianchi/Forlani
costumi Marta Crisolini Malatesta
light designer Daniele Davino
la maschera dell'uomo elefante è realizzata da
Sergio Stivaletti
"Io non sono un animale ! Sono un essere umano ! Sono... un... uomo"
(J. Merrick)
Uno spettacolo sull'umanità, la dignità e il dolore che si nasconde sotto una maschera mostruosa.
The Elephant man non è soltanto un capolavoro della cinematografia firmato da David Lynch.
E' soprattutto un racconto perfetto, quasi in presa diretta, di un giovane chirurgo, Frederick Treves, che salvò l'Uomo Elefante, al secolo Joseph Merrick, dalle torture dei freak show della Londra di fine Ottocento.
Perché portare in teatro la vera storia di Jopeph Merrick, mettendola in scena, per la prima volta, in un vero spettacolo di prosa?
E' presto detto; in un momento storico come quello attuale in cui l'estetica del corpo, della "bellezza a tutti i costi", sono divenuti un motivo perpetuo ed ossessivo, non senza conseguenze finanche drammatiche, (si pensi ai danni provocati dalla chirurgia estetica, o a patologie impulsive e compulsive letali come la bulimia e la anoressia), portare sulla scena una storia d'amicizia tra un brillante ed ambizioso chirurgo e "un mostro
apparente", capace però di regalare agli altri un universo di poesia e di bellezza, significa sovvertire il putrido sistema di vuote apparenze, di fasulle perfezioni, di oscene ostentazioni artificiali a cui siamo ormai assuefatti: la storia di Joseph Merrick è in fondo la storia della nostra ipocrisia, del nostro proverbiale rifiuto ad accettare "l'altro da noi"; della nostra ostinata impotenza ad "andare oltre" il corpo, per rinchiuderci stomachevolmente in una tanto rassicurante quanto inutile culto della bellezza omologata.
Ché la vita di Jospeh Merrick è la vita di ognuno di noi; la tensione di ciascuno ad essere amato non tanto per ciò che è ma per ciò che avrebbe voluto essere.
Ché la morte di Jospeh Merrick è la morte di ognuno di noi; è il sogno di poter lasciare la terra nel ricordo di chi ci ha amati perché, al di là della "mostruosità" dei nostri luoghi oscuri, esiste sempre una luce eterna, che ha lo stesso tempo di riproduzione di una stella.
Appartiene ad ogni uomo che, provando a dormire in modo diverso, ha cercato, in una notte di secoli che si ripetono, di essere migliore.
Dal 7 al 17 febbraio 2013 al
TEATRO GHIONE di Roma
Via delle Fornaci, 37, 00165 Roma - Telefono:06 637 2294
Dal martedì al sabato ore 21, domenica ore 17
biglietti da 25,00 a 20,00 euro
Lo spettacolo sarà in tournée fino a maggio
articolo pubblicato il: 01/02/2013