ILSE WEBER
Quando finirà la sofferenza?
Lettere e poesie da Theresienstadt
con la presentazione del figlio, Hanus Weber
prefazione di Ulrike Migdal
edizione italiana e traduzione a cura di
Susanne Barta e Manfredo Bertazzoni
pagg. 296 - euro 24,50 - ill. - ISBN 978-88-7180-963-2
IN LIBRERIA DAL 24 GENNAIO 2013
EDIZIONI LINDAU, Torinowww lindau it
facebook.com/Edizioni.Lindau twitter.com/Edizioni.Lindau(@EdizioniLindau)
In un celebre dipinto di Malva Schalek, Ilse Weber è raffigurata mentre canta accompagnandosi con la chitarra per gli altri internati.
Le poesie e i canti per voce femminile e piano che Ilse Weber scrisse a Theresienstadt sono uno degli esempi più alti dell'arte nata nei campi di sterminio e sono oggetto di un interesse crescente, non solo storiografico.
Le sue opere infatti hanno ispirato artisti quali la grande soprano Anne Sofie von Otter e sono state al centro di una mostra allo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto di Gerusalemme.
Il campo di concentramento di Theresienstadt, nei pressi di Praga, divenne operativo il 24 novembre 1941. Secondo la propaganda nazista era "riservato" agli ebrei di condizione "privilegiata" e ai loro bambini, cui venne consentito di continuare il percorso educativo: l'ennesima mistificazione.
Le 60 poesie che Ilse Weber scrisse a Theresienstadt (tutte pubblicate in questo volume, in prima traduzione italiana) e le lettere (di cui c'è una ricca selezione) sono un documento di grande valore storico e culturale, ma soprattutto sono la testimonianza eccezionale di una donna coraggiosa che non perse mai la speranza.
Raccolte e seppellite in un capanno degli attrezzi prima del trasporto finale ad Auschwitz (avvenuto nell'ottobre 1944), sono state miracolosamente recuperate dal marito dopo la liberazione e riunite con altre ottenute direttamente dai sopravvissuti.
Se lei non ebbe scampo, il suo ricordo si conservò infatti tenacemente nei cuori dei suoi compagni di sventura. Non potevano dimenticare come la sua poesia avesse illuminato il buio della vita nel lager, dando loro la forza di continuare a sperare.
Il libro rievoca la sua figura, il legame profondo con i bambini del campo, la vita da deportata, la morte, il destino del marito e del figlio Hanus sopravvissuti alla tragedia e custodi della sua memoria.
articolo pubblicato il: 19/01/2013