La vicenda dei due fucilieri del San Marco ormai da quasi un anno sta scivolando dal dramma alla farsa, come in tutti, o quasi, gli accadimenti italiani.
La Corte suprema indiana, dopo lunga, lunghissima ponderazione, ha stabilito che l'incidente è accaduto in acque internazionali. Tutto bene, quindi; i due marinai tornano in patria per essere giudicati da un tribunale militare. Nient'affatto. Sarà costituita una Corte speciale a Nuova Delhi per giudicare Latorre e Girone che dal Kerala sono già giunti nella capitale, in attesa di processo. Da qualche parte si è parlato addirittura di vittoria della nostra diplomazia.
Sicuramente le cose andranno ancora per le lunghe, ma certamente la diplomazia italiana riuscirà a riportarli provvisoriamente in patria in occasione della Santa Pasqua, come è già successo per le feste del Santo Natale, del Capodanno e, non ricordiamo bene, forse anche della Befana.
Il Ministro degli Esteri è un diplomatico di carriera, Giulio Maria Terzi di Sant'Agata, e quindi un tecnico, e come tecnico dovrebbe essere più esperto dei politici. La vicenda dei due marò mette invece in luce una caratteristica peculiare della nostra diplomazia: per fare un po' di carriera devi avere un cognome altisonante, come Serbelloni Mazzanti Viendalmare di fantozziana memoria; per fare una grande e veloce carriera devi venire da una famiglia di diplomatici, magari vantando antenati già ambasciatori di rango di qualche staterello preunitario. Se ti chiami Carciofini o Finocchietti puoi sperare di finire ministro o primo consigliere ad Abidjan, con competenza anche su Ouagadougou (con tutto il rispetto per il la Costa d'Avorio ed il Burkina Faso, s'intende).
Non è un male solo italiano; in Francia se hai un cognome che finisce in "ac" la carriera è tutta in discesa. Se sei nipote di un immigrato maghrebino è decisamente diversa. Sicuramente le stesse cose avvengono anche altrove ma ciò non toglie che forse una selezione diversa dei nostri diplomatici potrebbe portare a qualche risultato meno insultante per l'Italia, sia nella vicenda dei due marò o come è avvenuto con il Brasile con il caso di Cesare Battisti.
articolo pubblicato il: 18/01/2013 ultima modifica: 30/01/2013