Quello che è considerato il più antico abitante dell'Italia è tornato alla luce quasi per caso, grazie ai lavori di sbancamento per la costruzione di una strada.
Argil (così è stato "battezzato" dall'archeologo Italo Biddittu, il suo scopritore) viveva circa 800mila anni fa a Ceprano, nel basso Lazio.
La sua antichità lo rende "cugino" degli abitanti di Atapuerca, in Castiglia, anche se probabilmente non erano parenti e potrebbero appartenere a due specie diverse di ominidi.
Sicuramente l'uomo di Ceprano e quello di Atapuerca sono molto più giovani dell'uomo di Orce, più o meno di un milione di anni, ma rappresentano comunque due pietre miliari nella storia dell'uomo in Europa.
Fino alla scoperta dell'uomo di Ceprano non erano stati trovati reperti umani così antichi in Italia e, se si escludono i resti di Orce ed altri ritrovati in Georgia, nell'Europa intera.
L'uomo di Ceprano è importante non solo per la sua antichità, ma anche per la sua particolarità morfologica.
C'è chi ipotizza che potrebbe trattarsi dell'anello mancante nella linea evolutiva che avrebbe portato all'uomo di Neanderthal o forse di un appartenente ad una famiglia di Homo Sapiens estinta prima dei neanderthaliani.
La scoperta è avvenuta in una domenica di marzo del 1994, tra le località di Pofi e di Ceprano, nella valle del Sacco, in provincia di Frosinone.
Il professor Italo Biddittu, giunto da Ancona alla fine degli anni cinquanta, si era già messo ampiamente in luce scoprendo siti preistorici.
Quello che non si riusciva a comprendere era come fosse possibile che si rinvenissero reperti litici anteriori all'amigdala.
Da anni le ricerche condotte in Africa, ad iniziare dalla famiglia Leakey, hanno stabilito che esiste un'industria litica anteriore alla tecnologia dell'amigdala, quella dei choppers, ciottoli scheggiati in modo molto rudimentale.
Non si comprendeva come fosse possibile rinvenire reperti aculeari (anteriori all'amigdala) in Italia, pietre lavorate di almeno 800mila anni, quando la presenza dell'uomo era ritenuta non anteriore a mezzo milione di anni fa.
La risposta si ebbe per l'appunto in modo casuale (come spesso accadono le scoperte in questo settore).
Italo Biddittu raccolse un osso piatto nel tracciato bagnato dalla pioggia di una strada in costruzione; stava per allontanarsi quando decise di tornare indietro, trovando un'arcata orbitaria ed un'altra cinquantina di frammenti, tutti appartenenti allo stesso cranio.
Ci sono voluti anni di lavoro prima di ricostruire il cranio, mancante dei denti e di parte delle ossa anteriori, la "faccia".
Ma Argil è comunque tornato tra di noi, a dimostrare che 800mila anni fa nel Lazio c'era già chi costruiva i suoi strumenti per la sopravvivenza quotidiana.