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tutti a casa, sessanta anni fa

Alle 17.15 del 3 settembre 1943 il generale Giuseppe Castellano firmava in Sicilia, in località Cassibile, lo Short Military Armistice, in pratica una resa senza condizioni tra l'Italia e gli Alleati.

Il documento fu controfirmato dal generale americano George Bedell Smith, capo di Stato Maggiore del generale Eisenhower, presente all'incontro.

L'armistizio rimase segreto per cinque giorni, fino al pomeriggio di quel fatidico 8 settembre di sessanta anni fa che è rimasto anche nei modi di dire come sinonimo più di sfascio che di sconfitta. Alle 19.45 la voce del capo del Governo, maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, ne dette notizia agli italiani, quando già il generale Eisenhower aveva letto un comunicato ai microfoni di Radio Algeri.

Le trattative per l'armistizio erano state condotte da Giuseppe Castellano, giovane generale dello stato maggiore, senza accrediti specifici da parte di Badoglio. Castellano era partito in treno per Lisbona, sotto falso nome, il 12 agosto; dopo una sosta a Madrid per incontrare l'ambasciatore britannico, il 17 si era incontrato a Lisbona con Bedell Smith.

Castellano credeva di discutere sul "come l'Italia possa far causa comune con le Nazioni Unite nella guerra contro la Germania, mentre l'americano si limitò a porgli davanti il testo dello Short Armistice, affermando che si trattava solo di accettarlo o meno.

Castellano era uomo di fiducia del generale Ambrosio, capo di stato maggiore delle tre Armi. Nel clima di divisione in cui si viveva nelle alte sfere militari italiane, il capo dello stato maggiore dell'esercito, generale Roatta, ed il generale Carboni, capo del Servizio Informazioni Militare, avevano provveduto da parte loro ad inviare a Lisbona in aereo il generale Zanussi.

Scoppiò quasi un incidente diplomatico tra americani ed inglesi quando l'ambasciatore inglese in Portogallo consegnò a Zanussi il testo del Long Armistice (gli inglesi vedevano un dopoguerra con una forte egemonia britannica nel Mediterraneo, cosa non apprezzata dagli americani). Dietro pressione di Eisenhower il testo del Long Armistice non fu trasmesso a Roma e il generale Zanussi fu condotto ad Algeri.

Il 27 agosto Castellano venne ricevuto a Roma da Badoglio, che decise di accettare il testo armistiziale, chiedendo però il contestuale invio di una divisione aerotrasportata alleata per la difesa della Capitale.

Il 31 agosto, a Cassibile, Castellano e Zanussi non si scambiarono informazioni e quindi non si sa se il testo del Long Armistice sia mai giunto nelle mani di Badoglio.

Il 2 settembre Castellano tornò a Cassibile senza un mandato scritto per la firma. Gli alleati la presero male, rinchiusero Castellano in una tenda, sotto sorveglianza armata, e minacciarono di bambardare immediatamente Roma. Solo il 3 settembre, sembra dopo lungo traccheggiare sul modo di accreditare il generale, da Roma giunse il via libera e l'armistizio poté essere firmato.

L'accordo prevedeva che l'armistizio venisse annunciato congiuntamente, alla data da stabilirsi unilateralmente da parte alleata. Gli italiani erano erroneamente convinti che non se ne sarebbe saputo nulla fin quasi alla metà di settembre.

Quando il giorno 7 giunse a Roma il generale americano Taylor per concordare l'operazione Giant Two (lo sbarco di aviotruppe) trovò i comandi italiani del tutto impreparati e decisi a chiedere una proroga della comunicazione dell'armistizio. L'unica cosa che ottennero fu l'annullamento dell'operazione Giant Two e l'8 settembre l'armistizio fu reso pubblico.

Ebbe inizio così la tragedia, con la fuga della famiglia reale e di Badoglio a Pescara, la disperata difesa di Roma da parte delle unità di stanza nella Capitale, le centinaia di migliaia di soldati rimasti senza ordini in balia della reazione germanica.

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