Il pensiero prìncipe di Schopenhauer : la vita è intercambiabile con il dolore. I piaceri o le gioie esistono perché ci sono le insoddisfazioni e i disagi. Questi sono la base della vita, quelli tentano di alleviarne la portata dannosa.
All'università di Berlino, le lezioni di Hegel erano le più seguite, e nessuno svolgeva lezioni quando c'era lui.
Schopehauer no. Le effettuava e, anche se in aula si presentavano uno o due studenti, imperturbabile continuava a fare lezioni.
Disprezzava sommamente Hegel, e con lui pure Fichte e Schelling. I filosofi idealisti.
Non sopportava che Hegel si esprimesse con un linguaggio incomprensibile e scriteriato. Schopenhauer amava la chiarezza e il buon senso, anche se era pessimista inguaribile. Amava molto gli animali e poco gli essere umani. Aveva un cane che, quando lo faceva incavolare lo ingiuriava appellandolo "uomo".
Ricco di nascita, non patì la fame, viaggiò molto. I suoi scritti sono chiari e semplici. Fu pessimista non perché avesse patito chissà quali sofferenze o subito chissà quante delusioni, ma perché era convintissimo che l'unica certezza della vita è il dolore.
L'ottimismo si scredita da sé, diceva Schopenhauer. Guardatevi intorno. Alla fine del gioco, chi vince ? La morte. Noi siamo suoi. Essa gioca con noi un po' di tempo, e poi ci ingoia.
Ricordate Leibniz ? Diceva : questo è il migliore dei mondi possibili. Schopenhauer, invece, dice : questo è il peggiore dei mondi possibili. L'infelicità è la regola della vita. Il dolore è la persistente condizione di vita. Nel momento in cui si assenta allora si fanno vivi la gioia e la soddisfazione. Ma è una momentanea, precaria ed effimera liberazione.
Prima c'è il bisogno, ed è un dolore. Poi lo soddisfi, ed ecco il piacere, che finisce non appena soddisfatto quello. Quindi, senza disagi iniziali non c'è sorta di gioia che possa prodursi. Non tutti se ne accorgono, ma il meccanismo è quello : la natura ti dà bisogni, dolori, dispiaceri e simili, è quindi già soffri di tuo, le gioie successive servono ad ammansirli temporaneamente, terminate le quali, si ripiomba negli originali cunicoli della sofferenza e si ricomincia da capo con il giro.
E poi c'è la noia. Si la noia. Esauritasi una gioia, nel migliore dei casi, incalza la noia. La vita ciondola ininterrottamente tra dolore e noia.
Come uscirne da una situazione del genere ? Schopenhauer ci informa che poiché c'è una forza che ci spinge a voler vivere, e quindi ad avere desideri, questa forza dobbiamo riuscire ad incrinare, e per farlo bisogna esser capace di vivere senza aspirare a possedere alcunché.
Non si ha traccia che lui abbia messo in pratica quanto predicato.