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Guelfi e Ghibellini uniti
di Ada

Un'Italia sempre sorprendente, ma alla fin fine non troppo. A leggere i giornali siamo in un mare di guai, l'economia non regge all'impatto con la grande concorrenza internazionale ( vedi Paesi asiatici o giù di lì), un'inflazione da europsicosi che dà i numeri (alti, tanto per cambiare), i terroristi stranieri, soprattutto islamici, si danno da fare e minacciano anche il nostro territorio mentre quelli domestici, si fa per dire, forse accusano il colpo dopo le retate di questi giorni. Ma un Paese vivo, avviato ad un nuovo Rinascimento, sulla strada per tornare ad essere, come avrebbe detto qualcuno un'ottantina di anni fa, il Faro del mondo, può occuparsi e preoccuparsi di queste quisquilie ? No, perché un giovane magistrato, fresco di studi e abilissimo, a quanto sembra, nel suo nuovo mestiere, sa quello che vuole dire e ti spiattella una sentenza choc di cui tutti sentivamo proprio il bisogno. Via i crocifissi dalla scuola su richiesta di un genitore maomettano. Apriti cielo ed è la solita bagarre, ma questa volta c'è una sorpresa, anche la sinistra non è d'accordo e giudica la decisione del magistrato quanto meno inopportuna: guelfi e ghibellini per la prima volta insieme ritengono necessario non spingere l'acceleratore su una questione delicata che Carlo Alberto risolse con un atto di imperio nel 1848 con il suo Statuto, anche per non irritare la Chiesa. Allora la religione cattolica era la sola religione dello Stato, ora non è più così: anzi si può dire con gli scettici ed i problematici che "non c'é' più religione" anche se il nuovo Concordato (quello di Craxi) afferma che essa resta un patrimonio dell'identità nazionale italiana: rimuovere il crocifisso è perciò un passo che va molto lontano dalle nostre radici. Ed è per questo che si sono ritrovati quasi tutti d'accordo i dirigenti politici dei partiti nel criticare la sentenza del giudice abruzzese, impugnata dall'Avvocatura dello Stato per conto del Ministero dell'Istruzione e poi sospesa dallo stesso Tribunale dell'Aquila. Sappiamo già come andrà a finire: il crocifisso- incolpevole di tutta questa storia meschina e inutile per un'Italia che ha altri problemi da affrontare- rimarrà al suo posto con buona pace di tutti, anche perché il buonismo italiano non permette di fare un simile sgarbo al vecchio e malato Papa il quale, tra l'altro, non lo merita: vi ricordate l'applauso unanime quando visitò il Parlamento ? Resta il fatto che a distanza di un secolo e mezzo dallo Statuto albertino le cose non sono molto cambiate.

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