I politici si rifanno vivi e decidono di fare qualcosa. Per ora si tratta solo di buone
intenzioni, in attesa che il governo Monti finisca di completare l'opera di
rigenerazione del nostro Paese.
I segretari dei tre partiti che si sono assunti l'onere di sostenere in parlamento lo
sforzo dei "tecnici" chiamati al capezzale di un' Italia in crisi economica gravissima,
si sono incontrati e hanno deciso che è ora di cambiare : la legge elettorale innanzi
tutto, la riduzione del numero dei parlamentari, alcune norme costituzionali
riguardanti il Senato, i poteri del premier e altro ancora. Alfano, Bersani e Casini,
segretari di PDL, PD e UDC sembrano veramente sicuri di farcela in questa enorme
operazione di ammodernamento delle Istituzioni, di eliminare tutte le incrostazioni
che rallentano - a volte danneggiano - il buon funzionamento della vita associativa
del Paese.
Queste cose il governo Monti non le può fare e del resto non è il suo
compito, già si è spinto fin troppo avanti con lo scabroso articolo 18 e derivati, non
ancora presentato alle due Camere, ma con pesanti reazioni nei sindacati e l'annuncio di
uno sciopero generale in aprile, e gravi tensioni tra Monti e i partiti che
l'appoggiano. I tre leader politici si sono visti nello studio di Berlusconi a
Montecitorio, senza la presenza dell'ex presidente del Consiglio naturalmente, e la
cosa ha comunque "turbato" soprattutto gli amici di Bersani. Come finirà tutto ciò
non è facile dirlo ora. Basta però ricordare un particolare dell' intesa a tre : la
modifica della legge elettorale prevede giustamente il ritorno agli elettori della scelta
dei propri rappresentanti in parlamento.
Ma quanti dei "nominati" che siedono ora a
Montecitorio e a Palazzo Madama si sentono in grado di affrontare apertamente una
battaglia elettorale "nominalistica" che non conoscono e non hanno mai fatto? Ed
ancora: gli stessi "nominati" dovranno votare il non ritorno sicuro di duecento di loro,
per la proposta ed attesa riduzione del numero complessivo dei parlamentari. Una
sorta di "suicidio politico collettivo" sotto gli occhi impietosi delle telecamere. Il trio
ABC avrà molto da lavorare per convincerli, se ce la farà.
articolo pubblicato il: 29/03/2012