Venerdì 20 maggio alle ore 18 al Teatro Studio Moriconi per Scompagina/4 il Professor Gualtiero De Santi presenta il libro "Antonio Gramsci. Cronache teatrali 1915-1920", con letture dell'attore Giorgio Felicetti.
INGRESSO LIBERO.
Si chiude con un omaggio ad Antonio Gramsci la quarta edizione della rassegna tematica Scompagina/4 libri in scena con dedica a Valeria Moriconi. Venerdì 20 maggio alle 18,00 presso il Teatro Studio Valerio Moriconi avrà luogo l'incontro ad ingresso libero "Gramsci a Teatro. La scena che educa", un evento promosso dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Jesi, dall'Istituto Gramsci Marche_Sezione Jesi e Vallesina, dalla Fondazione Pergolesi Spontini e dal Centro Studi e Attività Teatrali Valeria Moriconi.
Il Professor Gualtiero De Santi dell'Università di Urbino presenta il libro che raccoglie le critiche teatrali di Antonio Gramsci negli anni 1915-1920, un volume curato da Guido Davico Bonino ed edito da Aragno nel 2010. Legge alcuni brani di Gramsci l'attore Giorgio Felicetti, che lo scorso febbraio inaugurò a Jesi la rassegna Scompagina/4 con lo spettacolo Mattei. Petrolio e fango. I saluti introduttivi sono di Leonardo Lasca assessore alla Cultura del Comune di Jesi, e di Patrizia Rosini dell'Istituto Gramsci Marche.
Antonio Gramsci, nato ad Ales (Cagliari) il 22 gennaio 1891, giunse a Torino sul finire dell'estate del 1911 con una borsa di studio di 70 lire mensili, offerte dal Collegio Carlo Alberto agli studenti poveri delle vecchie provincie del Regno di Sardegna. Iscritto alla Facoltà di Lettere dell'Università di Torino, non si laureò mai, giacché dal 1913, nella sezione di Torino del Movimento Socialista Torinese, s'avviò al lavoro di intellettuale militante: ai primi di dicembre del '15, entrando a far parte della redazione torinese dell'Avanti!, inaugurò un'intensa attività giornalistica come editorialista politico, polemista civile e cronista teatrale, fino a tutto dicembre 1920. In un'epoca, va ricordato, in cui non esisteva nemmeno l'uso della radio, e mentre il cinema era ancora muto, il teatro costituiva l'equivalente di quel che è oggi la televisione nella funzione di spettacolo di massa.
Le critiche teatrali di Gramsci non sono note come meritano, ed il merito principale del libro è quello di riproporle tutte integralmente in ordine cronologico. In un'ampia introduzione, il curatore Guido Davico Bonino riannoda i fili principali dell'attività critica di Gramsci, sottolinea la carica etico civile dell'impegno cronistico gramsciano, ed evidenzia che l'autore affronta in queste critiche alcuni dei nodi cruciali della scena italiana ed europea del primo '900: dal teatro delle passioni orali alla Ibsen o alla Andreev, a Pirandello e al pirandellismo, ai futuristi, ai grotteschi.
Scrive Davico Bonino che «molto di quanto Gramsci scrisse come osservatore e testimone resta valido. Egli ci dice, intanto, che il teatro gode di una autonoma espressività culturale. Ci suggerisce inoltre di scrutare la motivazione sociologica cui questo o quel testo teatrale risponde. Egli ci ricorda infine che il critico deve puntare la sua attenzione e concentrare il suo giudizio sulla interpretazione del testo. Del teatro intuì la straordinaria carica formativa, e con attitudine sempre vigile ne studiò i nessi con le altre forme della socialità».
Gramsci crede fermamente nella potenzialità educativa del teatro come «occupazione cerebrale che completa la vita» e ne rivendica la piena autonomia culturale. È un critico moderno e vigile, non lo incantano gli autori di successo del momento, non apprezza il teatro colto borghese, ma ha un debole per Sacha Guitry, Oscar Wilde per lui è un acuto osservatore di costume, Shaw intelligente e originale, e Nora di Casa di bambola di Ibsen «la possono capire le donne del proletariato, non le cocottes». Su Pirandello è diviso tra problematica ammirazione e stroncatura. Attento agli attori, detesta i mattatori che con eccesso di virtuosismo azzerano qualunque testo. Guarda anche il pubblico e benedice i «fischi proletari» che vengono dalla piccionaia.
Gualtiero De Santi è professore di Letterature Comparate presso l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo". I suoi interessi di saggista spaziano dal teatro alla storia del film, dalle arti figurative alla critica letteraria alla filosofia, privilegiando in modo più peculiare sia il cinema sia l'ambito della poesia e in genere della letteratura, tanto italiana che straniera. Tra le sue pubblicazioni sono da ricordare la monografia su Sandro Penna (1982), L'Angelo della Storia (1988) Ritratto di Zavattini scrittore (2002) e Le stagioni francesi di Marino Piazzolla (2006). È anche autore di diversi profili critici di registi cinematografici: Louis Malle (1977), Sidney Lumet (1987), Carlo Lizzani (2001) e Vittorio De Sica (2003). Con un libro sul poeta romano Dario Bellezza ha vinto il Premio Bellezza 2000 per la saggistica. Nel 2004 è stato insignito del Premio Vittorio De Sica.
Dirige Libero, la rivista on line del documentario legata al Premio Bizzarri.
Giorgio Felicetti, marchigiano, si è diplomato come attore alla Scuola di teatro di Bologna e ha frequentato la Scuola europea di specializzazione per registi al Teatro di Pisa e all'Accademia Silvio D'Amico di Roma. Attore, autore, regista teatrale, dopo aver lavorato per diversi anni con Compagnie e Teatri Stabili italiani - tra cui il Teatro di Roma e il Teatro Stabile delle Marche -, è stato attore ed aiuto regista di Marco Baliani, da cui ha appreso la capacità di progettare "per un teatro Etico".
Porta in scena una personale ricerca al presente, sulla storia e sulla memoria. Tra le sue ultime produzioni ricordiamo A Pierpà - atto unico d'amore per Pasolini, Corpo di Guerra, Marzo '44, Scarpagnante, Vita d'Adriano - un cecchettaro nella neve, Mattei. Petrolio e fango. Con Vita d'Adriano è risultato vincitore di due Premi Franco Enriquez 2009 per il Teatro Civile, quale migliore attore e per la drammaturgia, insieme a Francesco Niccolini e Andrea Chesi.
E' ideatore e direttore artistico del Festival Internazionale "Est Europa Ovest" che, dal 1995, ha già ospitato i nomi più prestigiosi della nuova scena italiana ed internazionale.
Guido Davico Bonino è un critico letterario storico e critico teatrale italiano.
Insegna storia del teatro all'Università di Torino. Collaboratore della casa editrice Einaudi dal 1961 al 1978, è stato in seguito critico teatrale per La Stampa e ha collaborato alla "Bottega Teatrale di Firenze". Ha ideato e condotto programmi radiofonici e televisivi per la RAI. Ha diretto il Festival di Asti (1991), la sezione prosa del Festival di Spoleto (1991-1993) e ricoperto tra il 1994 e il 1997 il ruolo di direttore del Teatro Stabile di Torino. Dal 2001 al 2008 è stato direttore dell'Istituto di Cultura Italiano a Parigi. Dal 2009 cura per Isbn Edizioni la collana Novecento Italiano. Ha pubblicato numerosi saggi tra cui Gramsci e il teatro (Einaudi, 1972), l'edizione completa delle opere teatrali di Buzzati (Mondadori, 1980), e di Camus (Bompiani, 1993), opere teatrali di Gabriele D'Annunzio, Carlo Goldoni, Pier Paolo Pasolini, dei futuristi.
articolo pubblicato il: 16/05/2011