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William Shakespeare, italiano?
di Carla Santini

La storia che il massimo genio inglese, William Shakespeare, sarebbe stato italiano o svizzero-italiano è nata un'ottantina di anno fa in provincia di Sondrio, in quella Valtellina che ai tempi del drammaturgo faceva parte del Cantone svizzero dei Grigioni. La Valtellina e la Valchiavenna cattoliche diventeranno parte della Lombardia solo nel 1815, con il Congresso di Vienna, che lasciò ai Grigioni le protestanti (anche se italiane) valli Bregaglia e Poschiavina.

Tutto è nato nel 1921, quando l'americana Clara Longworth de Chambrun, nella sua tesi di laurea alla Sorbona, dimostrava che Shakespeare si era ispirato alle opere di John Florio per la sua produzione di ambientazione italiana. E' assodato che questo scrittore fosse di origine italiana, figlio del notaio di Siena Michelangelo Florio, fuggito a Soglio, in Val Bregaglia per diventare pastore protestante. Fin qui la certezza storica.

Il giornalista Santi Paladino, sul quotidiano L'Impero e in due opuscoli apparsi rispettivamente nel 1929 e nel 1955 affermava che Florio e Shakespeare erano in realtà la stessa persona. Negli anni Cinquanta anche il giornalista Luigi Villa scrisse un paio di libri sull'argomento, affermando che il Florio a Londra avrebbe tradotto in inglese il cognome della madre Giuditta Crollalanza, da crolla (scuoti) lancia a shake-speare.

La storia si è in seguito arricchita di particolari, fino alla asserzione che il drammaturgo fosse nativo del piccolo centro valtellinese di Tresivio, da un ramo della famiglia Crollalanza. Cristoforo Crollalanza, cavaliere milanese, si era stabilito a Piuro, vicino a Tresivio, nel 1162 e la sua famiglia si era poi diffusa in varie città d'Italia e dell'Estero (apparteneva alla famiglia anche Araldo di Crollalanza, ministro dei Lavori pubblici durante il ventennio e poi parlamentare fino a tarda età).

In queste ricostruzioni non sono mancate le puntate nel mondo del paranormale. Nel 1936 appariva su La Stampa un'intervista in cui l'architetto veneziano Luigi Bellotti affermava di essersi messo in contatto psicografico con Shakespeare, il quale avrebbe confermato di essere in realtà valtellinese e di chiamarsi Guglielmo.

Negli anni della guerra un altro paragnosta, Paolo Viganò, rese noto di essersi messo in comunicazione psicografica con il drammaturgo e di aver avuto conferma del cambio di nome da Guglielmo Crollalanza a William Shakespeare. La psicografia non è indubbiamente una scienza esatta, ma sono in diversi a credere alle origini lombarde del genio inglese, facendosi forti del fatto che John Florio conosceva Shakespeare.

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