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"Piccola storia dei Peanuts"

di Simona Bassano di Tufillo


La "coperta di Linus" e' diventata, nel corso degli ultimi trent'anni, un modo di dire, un luogo comune, un azzardo psicanalitico, utile, talvolta, per interpretare non solo le nostre piccole ansie e timidezze individuali, ma anche la paura collettiva di affrontare un'avventura, una svolta. Charles Schultz, che la disegno' a partire dal 1950 e fino al 13 febbraio del 2000, forse non immaginava che questa e altre sue intuizioni, tracciate a matita su un pezzo di carta, sarebbero diventate non solo il fumetto piu' popolare di tutti i tempi ma anche lo specchio delle contraddizioni piu' intime di diverse generazioni.

Con "Piccola storia dei Peanuts" (Donzelli editore, pagg 202, Euro) Simona Bassano di Tufillo rende giustizia alla longevita' delle strisce, analizzate come meritano, cioe' come un'opera d'arte. Nel libro la scrittrice ne ripercorre brevemente la storia, dalle origini fino all'incredibile successo. Per cinquant'anni Schulz ha disegnato ogni giorno dalle 9 alle 17, dal lunedi' al venerdi', e i Peanuts sono entrati nel Guinness dei primati come il fumetto piu' popolare di tutti i tempi. Dal 1970, la definizione di "coperta di Linus" e' ufficialmente nel Webster's Dictionary. Le avventure di Snoopy e compagni sono apparse su oltre 2.000 quotidiani, raggiungendo 355 milioni di lettori, senza contare i 1.400 titoli in 26 lingue. I piu' prestigiosi musei del mondo hanno dedicato a Schulz mostre e retrospettive. Nel 1965 in Italia nacque "Linus", la rivista di fumetti che, sotto la direzione di Oreste del Buono, fu tra le prime a indicare quelle di Schultz e altre strisce come canale culturale degno di rilevanza e considerazione. Tanto successo e' arrivato non solo per merito dell'intelligenza dei protagonisti dei fumetti - Charlie Brown, Linus, Lucy, Schroeder e gli altri - o degli animali che gravitano intorno a loro - Snoopy e Woodstock su tutti - ma per la capacita' che questi bambini hanno avuto di rappresentare i sentimenti degli adulti. All'interno di disegni la cui prospettiva e' sempre piuttosto piatta e in cui le espressioni e il senso del ridicolo, dell'impotenza o della frustrazione sono cosi' palesi da essere diventati addirittura linguaggio comune, i bambini non perdono la loro infantile identita'.

Schulz la usa, - si legge nel libro - per tracciare storie facili; per scavalcare la formalita' ed arrivare al cuore dell'ironia. Quelle di Schulz hanno anche il pregio di essere divertenti: la loro comicita' - mai contaminata dalla bassa corporalita' - risiede nelle disarmanti analisi, che lui rappresenta con il disegno. Scultz racconta storie in cui i protagonisti diventano la dichiarazione della peculiarita' dell'individuo. E tutto cio' che non appare, che e' assente dalle strisce, non esiste. Gli adulti, ad esempio. Che, pero', leggono, si riconoscono e si divertono.

articolo pubblicato il: 10/01/2011 ultima modifica: 16/02/2011

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