Ombra e Luce di Maxim Tàbory - Edizione O.L.F.A. - dicembre 2010
Traduzione di Melinda Tamàs-Tarr-Bonanni. Contiene uno scritto critico di Istvàn Fày e una prefazione all'edizione italiana di Enrico Pietrangeli.
Maxim Tàbory, lontano dalla sua patria e dalla sua madrelingua, attinge all'infinito delle sue poesie, all'universalità, ma non si stacca mai dalle sue radici. Dall'io delimitato veicola verso la comunione spirituale dell'umanità. Accanto all'esistenza straziata è capace di irradiare la gioia, annunciare l'amore, quale antitesi all'odio. Girovaga «sulla via dei gialli mattoni, verso il castello di Oz dei nostri sogni». Il corpo è la dimora provvisoria dell'anima, fintantoché non potrà volare in alto... Sulle pagine del presente volume il poeta, tramite le proprie esperienze, con i sentimenti pressanti del senso dell'abbandono e il desiderio della comprensione umana rappresenta i lati peculiari del nostro ego. Dietro l'emozione dell'abbandono si diffonde una luce sovrastante, quale simbolo del cuore sensibile, capace di accogliere l'amore e l'affetto... Il poeta crea tutto questo con l'uso frequente degli strumenti poetici.
Questo volume raccoglie settantatre poesie - lavoro di traduzione durato per un anno, a partire dal novembre 2009 -,edita dall'Osservatorio Letterario di Ferrara, tra cui 47 liriche provenienti dal volume Tuzfény - Firelight, pubblicato in Ungheria nel 2008 dalla Casa Editrice Széphalom di Budapest. «Una testimonianza in versi da intendere, prima ancora che in simboli e codifiche già commentati dallo stesso autore, attraverso una memoria fervida e innocente, candore di una fede tutt'altro che usuale, seppure pregna di ricorrenti immagini per meglio assecondare diversi livelli ad altrettanti lettori. Fuoco, sole, luce e stelle che infiammano, scintillando avvampano dando corpo al visionario che a tratti, oltre l'uso simbolico, pervade di una coscienza astrale, svincolata "all'Altezza del celeste zenit", quale estensione poetica dall'aldilà rivolta verso il di qua, per ricadere in "lampi/sulla terra spargendoci". È un fuoco che riporta a una cristologia mitraica e non esclude nessi con culti pagani ("sacra fu la Fiamma./Nel tempio di Vesta"), mentre del mito della Fenice, inaspettatamente, viene riproposta una lettura del male personificato nel vento. Vivida di uno slancio paleocristiano, non lontana dall'islam dell' "Unico e Misericordioso", nonché arricchita di percezioni sincretiche con induismo, buddismo ed altre tradizioni, l'attenzione che l'autore pone per la scintilla divina e tutta la correlata simbologia del fuoco è elemento dominante e chiave di lettura dell'intera opera. La poesia viene sedimenta oltre le ceneri prodotte da un'esistenza che, varcando il letto del rispettivo fiume, si apre all'oltre idrografico espresso da un delta ideogrammatico, simbolo di una dimensione assunta superando il velo di maya...»(Enrico Pietrangeli) « Quando qualcuno prenderà in mano questo libro non dovrà pensare neppure per un istante di trovarsi di fronte a liriche di contenuto convenzionale, nelle loro più tipiche caratteristiche. Prima di tutto manca la tematica delle consuete liriche. Anzi, invano si cercano le giocose rime e le ritmiche fine a sé stesse, poiché l'essenza delle poesie di Maxim Tábory sta nel fatto che la forma più adeguata ai suoi pensieri viene abbinata al pensiero e al Logos che vi appartiene. Per lui l'argomento e l'espressione costituiscono una perfetta unione. Proprio per questo motivo in pochi luoghi troviamo la consueta melodia quotidiana, tanto cara e ricercata dal lettore comune, perché, nel momento in cui l'elemento filosofico costituisce il peso principale della poesia, il messaggio ne determina la forma. Con ciò si spiega perché, in alcune sue poesie, la forma del verso viene compiuta con la consapevolezza delle esigenze del messaggio, il quale deve conformarsi ai pensieri che si vogliono esprimere. Ed è a questo che si adatta la musicalità delle sue poesie...Il poeta Egli crede che l'umanità, moralmente ed intellettualmente, potrà essere avvicinata a colui che l'ha creata a sua immagine. Questo è anche il motivo e il tema sempre presente delle sue liriche: perfettamente mature, aride di verità...» (István Fáy) Prefazione di Enrico Pietrangeli Illustrazioni di Judy Campbell, Sándor Domokos, Patricia Hankins Hiss, Eniko Sivák Traduzione ed edizione italiana a cura di Melinda B. Tamás-Tarr ISBN 978-88-905111-1-0 ISSN 2036-2412 Anteprima:
http://www.osservatorioletterario.net/maxim_tabory_ombra&luce.pdf
http://www.osservatorioletterario.net/gallerialettung77-78.pdf
http://www.osservatorioletterario.net/tradurre-tradire77-78.pdf
articolo pubblicato il: 04/01/2011 ultima modifica: 03/02/2011