Ha trovato, come era prevedibile, una solidarietà bipartisan la proposta dei deputati futuristi Moroni, Lopresti e Di Biagio di inserire nel maxiemendamento alla legge di Stabilità i provvedimenti per l'editoria sussidiata, che per gran parte riguardano la stampa di partito. Lo stanziamento passa da sessanta a cento milioni, che si aggiungono agli ottanta già previsti, ai quarantacinque per le radio e televisioni locali ed ai cinque per i giornali italiani all'estero.
Ai tempi della vituperata Prima Repubblica gli aiuti riguardavano i giornali di partito, che erano (i partiti) ma comunque nell'ordine di una decina; poi per avere il contributo è bastata l'associazione di pochissimi parlamentari sotto una sigla qualunque, per cui il numero dei giornali sussidiati è aumentato a dismisura, senza peraltro che ci fosse un aumento delle copie vendute.
Il numero delle copie, a dire il vero, è quasi ininfluente, dato che spesso le tirature dichiarate sono molto più alte del venduto, quando il venduto esiste davvero ed il giornale non è dato in omaggio. Esistono poi altri meccanismi, come l'abitudine di affittare ad un altro editore la testata, il che permette il drenaggio del contributo pubblico o parte di esso.
Nel 2008 il Governo ha tolto il diritto soggettivo al finanziamento, per cui il meccanismo non è più automatico ed ogni anno il Governo stabilisce quanti soldi verranno stanziati; è così finito il sistema degli anticipi da parte delle banche che permetteva di pianificare le spese, indipendentemente dagli ipotetici ricavi.
Da mesi è pronto il nuovo regolamento sull'editoria che dovrebbe fare una piccola pulizia nel settore, eliminando gli aiuti a quei giornali i cui editori non si sognano nemmeno di fare arrivare in edicola. Al posto del regolamento è giunto alla Camera l'emendamento, per cui tutto resta come prima, con grande gioia del settore. "Un po' di ossigeno", ha titolato in prima pagina Liberazione, organo di Rifondazione comunista, ma l'ossigeno riguarda tutti, a sinistra come a destra, da quotidiani comunque di buona tiratura ad altri, che finiscono nella cassetta postale di persone che spesso li gettano direttamente nel cestino dei rifiuti.
Nel Dopoguerra aiutare i quotidiani di partito aveva il senso di aiutare il dibattito democratico; oggi, con Internet, l'IPad, le radio locali e le televisioni sul satellite chiunque può esprimere la propria opinione senza ricorrere alle colonne di un quotidiano.
Se poi si tratta di quotidiani quasi fantasma allora diventa anche un problema morale. Sarebbe bello se un giorno i soldi stanziati per l'editoria venissero dati alla ricerca, magari quella medica.
articolo pubblicato il: 15/11/2010 ultima modifica: 14/12/2010