Nell'originalità delle sue proposizioni scultoree e pittoriche, questa giovane artista non sembra raccontare se stessa per se stessa, ma come viva interprete di un attuale universale. Cosa pensa il mondo del mondo? Cosa pensa l'uomo dell'uomo? E il pensiero comune si affaccia su una realtà dai risvolti a dir poco inquietanti, come inquietanti sono le figure che Rabarama ci consegna, quasi un monito involontario, per darci uno strumento di riflessione. Non pare un'avventura, la sua, non pare una provocazione, ma una lezione esistenziale, già tanto ben imparata e trasmessa da un'artista così giovane.
Figlia d'arte, Paola Epifani - nata a Roma e trasferita a Padova dal 1990 - ha voluto scegliere uno pseudonimo che ha il sapore di una divinità indiana (raba: parola, segno; rama: divinità) per acquistare una sua legittima autonomia artistica. Già ben conosciuta in Italia e in molte nazioni estere, possiede un curriculum notevole di successi, con numerosi riconoscimenti in Italia e all'estero e la partecipazione a prestigiose manifestazioni internazionali di carattere culturale,
come a Ginevra, Città del Messico, Pechino.
Da una solida preparazione accademica, evidente nella sinuosa plasticità dei volumi e dei rapporti spaziali, ha saputo volare alto creandosi una indipendenza stilistica ben accentuata. L'attaccamento al formale non dispiace, quando questo si estrinseca nelle ragioni dell'essere . Così come il ricorso al più svariato e acceso cromatismo edulcora la tematica riflessiva, portando anche alla mente la coloritura fantasiosa dell'arte indiana, per lo pseudonimo di cui non a caso l'artista si fregia.
La peculiarità delle sue sculture, che invogliano subito l'occhio, è costituita da figure umane, a dimensione quasi intera, ora sdraiate, ora chine, ora racchiuse su se stesse, raggomitolate, completamente "tatuate" da graffiti simbolici, numeri, righe, puzzles, segni geometrici: è l'uomo di oggi, secondo Rabarama, contrassegnato da un preciso codice genetico che ne distingue l'unicità. Accanto, - e appare una contraddizione - l'artista avvolge tal'altre figure con fasce strette, fermate da veri e propri cinturini fibbiati: uomini e donne mummificati, intrappolati nelle maglie di un sistema perverso, forse ad intendere un'umanità che ha subito l'imprinting della globalizzazione. Sembra poi offrire uno spiraglio di luce vivificatrice in quelle figure femminili totalmente ricoperte da motivi "floreali" o in altre che paiono rinascere, come in un "rebirthing" metamorfico, dalla loro perduta o avvilita femminilità.
Nei grandi pannelli pittorici riaffiorano corpi umani, avviluppati gli uni agli altri simili a un groviglio di serpenti, in cui s'avverte palpabile la vischiosità dei contatti, a significazione di relazioni umane che tentano di staccarsi da un' imposta omologazione per riappropriarsi delle proprie identità. Un tema ripreso in altre tele, laddove lo stesso volto in sequenza infinita denuncia quella clonazione della mente umana che inavvertitamente tutti siamo costretti e subire.
La Galleria Luigi Proietti -Museo Norberto ( in quanto espone a carattere permanente le opere del padre Norberto Proietti, noto Maestro umbro da qualche anno scomparso), ha sedi anche a Venezia, Cortina d'Ampezzo e Spello (Pg). Nell'ambito del suo progetto di valorizzazione dell'arte contemporanea , ha voluto ospitare nella sua sede romana di V. Fabio Massimo oltre 100 opere della giovane e già quotata artista Rabarama , con un evento inaugurale avvenuto lo scorso 19 marzo. L'adesione del folto pubblico ha decretato l'importanza della manifestazione, cui sono intervenute personalità dei Beni Culturali, dell'ambiente artistico capitolino e dei mezzi di comunicazione.
(Angela Grazia Arcuri)
Galleria Luigi Proietti- Museo Norberto
Via Fabio Massimo, 62- Roma
Mostra Rabarama: dal 19/3 al 19/5/2010
Orario: 11.00 - 19.30 (chiusura sabato e domenica)
www.galleriaproietti.com
articolo pubblicato il: 22/03/2010