Tutto quello che è avvenuto con la presentazione delle liste elettorali per le Regionali di fine marzo poteva essere evitato - almeno
per quanto riguarda il Lazio - con l'introduzione di una piccola regola adottata da tempo in migliaia di negozi, di supermercati e di
farmacie, per non parlare delle Poste e di tanti uffici pubblici: prendere i "numeretti" ed aspettare con pazienza il proprio turno sapendo
che in ogni caso la "fila" non sarà inutile perché la cassa o lo sportello rimarranno aperti a chi è presente nei locali al momento della
chiusura oraria. Il Tribunale di Roma questa piccolissima regola di buon senso non l'ha avuta presente l'ultimo giorno utile per la
presentazione delle liste ed ha chiuso le porte in faccia al delegato del PDL, senza tanti complimenti, allo scoccare dell'ora fatale. In
sostanza rimaneva escluso dal partecipare alle elezioni per il governatore della regione il partito di maggioranza, lo stesso che ha eletto
da poco il nuovo sindaco della Capitale. L'intervento del Governo con un decreto "interpretativo" delle norme della legge elettorale ha
tentato di sanare questa incredibile situazione, ma sia i giudici ordinari che quelli amministrativi hanno in questi giorni comunque respinto
i ricorsi del PDL.
Rimane il fatto, allarmante per milioni di cittadini votanti, che le sorti di un partito come il PDL , siano state affidate in un
momento cruciale a persone non in grado evidentemente di capire l'importanza e la delicatezza del ruolo, perché gravi e imperdonabili errori
sono stati commessi dalla delegazione romana con il risultato che, salvo imprevedibili sorprese a questo punto la lista del PDL non
comparirà nelle schede elettorali nel Lazio. Questo non vuol dire che la candidata alla presidenza della Regione per conto della destra
politica non possa continuare a combattere e a superare l'avversaria di sinistra. Gli elettori di destra possono tranquillamente votare per
Renata Polverini oppure per una qualsiasi delle liste di partito o collegate a lei senza temere, questa volta, di rischiare l'annullamento.
Ma non è la stessa cosa, è ovvio.
Non è inutile ricordare, comunque, che gli avversari della Polverini e dei suoi sostenitori, almeno a Roma e nel Lazio non hanno avuto
in questa occasione nessuna remora nel colpire il "nemico" , dimenticando che il PDL avrebbe potuto insistere, a norma di legge, per
elezioni immediate dopo le dimissioni di Marrazzo causate dalle note vicende dell'exgovernatore.Un errore politico di Berlusconi e dei suoi
dirigenti , accettare graziosamente il rinvio del voto mentre il PD romano era in grandi difficoltà. Questione di stile, forse.
articolo pubblicato il: 15/03/2010