Nei negozi di musica i dischi di classica occupane generalmente un posto molto distinto da quelli di pop e rock. Generalmente accade
perché si presuppone che l'utenza sia diversa e che gli amanti della sinfonica e dell'operistica preferiscano avere uno spazio raccolto per
ascoltare in tranquillità i brani.
Ma la logica della separazione non regge nel caso di alcuni gruppi rock che attingono molto alla classica per creare i propri
successi. Come in matematica, nella musica ci sono molte aree passibili di intersezione tra il classico ed il pop. Ci sono artisti di un
settore che mettono un piede nell'altro, altri che si spostano tranquillamente dall'uno all'altro ed altri ancora che, partiti da un genere,
passano ad un altro e non tornano più indietro. Ma c'è anche chi utilizza gli stilemi di un genere suonando altro, ad esempio chi prende la
tradizione jazzistica dell'improvvisazione e la applica alla sinfonia o inserisce brani tradizionali popolari in creazioni colte.
Il problema sta quando il musicista pop non possiede gli strumenti per avvicinarsi ad altri generi. In tal caso è necessario un
intermediario che trasformi in partitura temi ideati da un gruppo rock. Paul McCartney non legge e soprattutto non sa trascrivere musica, ma
ha composto opere come "Liverpool Oratorio" e la sinfonia "The Standing Stone". McCartney compone e canta le melodie e le sue semplici linee
melodiche sono trasformate da altri in temi per coro e orchestra.
George Martin, il produttore dei Beatles che studiò composizione ed orchestrazione, sicuramente ebbe un ruolo notevole nella scelta
del violoncello per "Eleanor Rigby" e si dette da fare anche in altre celebri canzoni dei Fab Four.
Qualsiasi compositore di musica, anche la più commerciale, che abbia studiato seriamente al conservatorio mantiene nella sue canzoni
certi echi inconfondibili. Basti pensare alle canzoni di successo degli anni Sessanta di Pino Donaggio, tanto per fare solo un nome. Ma anche
in campo internazionale gli esempi non mancano, come Astor Piazzolla e Leonard Berstein ed influenze classiche si percepiscono in opere di
Freddie Mercury, Miles Davis, Tom Jobim e i Deep Purple.
Il rock progressivo è forse il genere di musica popolare che ha più punti in comune con la musica concertistica. Ci sono grandi gruppi
che propongono musiche strumentali lunghe come movimenti di sinfonie, unendo strumenti a fiato e a corde al sintetizzatore. Gli esempi sono
molteplici, in quanto oggi questa tecnica è abbastanza comune, ma gli antesignani sono senz'altro i Procol Harum che in "A Wither Shade of
Pale" utilizzarono note di Bach.
Nei primi anni Sessanta nacquero i Queen e subito si poteva intravedere in loro il tocco classico, come in "Bohemian Rhapsody", che
ricordava un coro polifonico. Il leader dei Queen ha poi registrato il Cd "Barcelona" con il grande soprano Monserrat Caballé.Il brasiliano
Tom Jobim ammise in un'intervista di avere sempre in testa Debussy, ma nella sua produzione si sentono anche echi di Chopin.
Miles davis ha creato il jazz fusion. Nel CD "On the Corner" ci sono elementi rivisitati di Stockhausen, così come in "Miles Ahead" c'è Leo
delibes e in "Sketches of Spain" Rodrigo. Nel 1969 Deep Purple e la Royal Philarmonic hanno diviso il palco sotto la direzione di Malcom
Arnold. Forse nacque lì la heavy metal. Ma nell'ancora più lontano 1955, l'anno in cui Bill Haley lanciava "Rock Around the Clock", il grande
compositore Karlheinz Stockhausen inseriva una chitarra elettrica nella sua composizione per tre orchestre "Gruppen".
articolo pubblicato il: 22/09/2009 ultima modifica: 02/11/2009