Pittori mantovani tra Otto e Novecento
Una interessante mostra alla Galleria Sartori di Mantova
di Michele De Luca
La Galleria Arianna Sartori di Mantova, nella sala di via Cappello 17, propone una
preziosa raccolta di dipinti di maestri mantovani provenienti da una importante
Collezione Privata, in una bella mostra curata, con la consueta amorevole passione e ben nota competenza di Arianna Sartoro, in cui sono esposte opere degli autorevoli artisti mantovani: Mario Moretti Foggia, Alfonso Monfardini, Guido Resmi, Angelo Del Bon, Arturo Raffaldini, Giuseppe Facciotto, Giulio Perina, Giulio Salvadori.
Mario Moretti Foggia (Mantova 1882 - Pecetto di Macugnaga 1954)
fu allievo di Mosè Bianchi e Cesare Tallone, il suo esordio nelle esposizioni ufficiale è fissato al 1902. Proprio nei primi anni di attività esiste traccia di una giovanile fascinazione per il divisionismo che però finora non ha trovato corrispondenze: si tratta di dipinti molto rari spesso non firmati, poco noti al mercato e agli studi. L’opera che presentiamo in questo lotto è dunque una primizia della pittura di Moretti Foggia, che oltre a rivelare un’incisiva tecnica divisionista, disvela i prodromi del suo rapporto con la natura di Macugnaga - sua principale fonte ispirazione - in un rapporto, che in questo dipinto carico di tensione simbolista, si direbbe dannunzianamente “panico”. Fu probabilmente l’amicizia con Camillo Innocenti a portare Moretti Foggia alla sperimentazione della tecnica divisa dal quale attinse anche la sinuosità del disegno nella rappresentazione dei corpi femminili.
Alfonso Monfardini (Mantova 1887 - Mantova 1965) si dedica inizialmente alla scultura. Cerca di comprendere la lezione di artisti che vanno da Giuseppe Grandi a Medardo Rosso. Lo affascina il mito della Scapigliatura milanese. Nascono così alcune realizzazioni ispirate a una sorta di pittorialismo plastico. Tuttavia ben presto si dedicherà quasi completamente alla pittura, soprattutto per varie difficoltà economiche. Ed è come pittore che svolge un ruolo assai interessante nel contesto cittadino mantovano". ricercati paesaggi mantovani e gardesani di incantevole bellezza, per chiudersi in un tripudio di fiori e ritratti dal tono morbido e vellutato.
Il Palmarès dell'artista è ricco di prestigiosi riconoscimenti, premi, borse di studio, allestimenti di mostre d'arte sia personali che collettive.
Guido Resmi (Virgilio 1897 - Mantova 1956) è attivo dal 1920, quando partecipa all'Esposizione del Paesaggio Italiano di Gardone, Resmi si dedica principalmente alla restituzione delle atmosfere e degli scorci del paesaggio mantovano attraverso la pittutra e l'incisione. Nel corso degli anni Trenta “si assiste ad una modificazione nella sua arte dovuta a un'interpretazione del paesaggio secondo regole costruttive alla Cézanne, ma alla luce della sensibilità europea degli antinovecentisti mantovani. Le opere pittoriche sono segnate da un abbassamento tonale, da una semplificazione dei piani cromatici, forse dovuta all'incontro con il Chiarismo lombardo, oltre che con Morandi”.
Angelo Del Bon (Milano 1898 - Desio 1952) fu Allievo di Alciati all’Accademia di Brera, Del Bon manifestò presto la sua preferenza per la pittura dell’Ottocento: non quella “dei paesaggini e dei paesaggioni con le caprette e i tramonti oleografici, ufficialmente riconosciuti e dati in pasto al pubblico”, ma quella dei maestri. I suoi punti di riferimento furono Ranzoni, Piccio e Gola, che amava soprattutto per il segno indisciplinato e per quella luce chiara che anima i paesaggi, colmando il divario tra “la realtà e la sua traduzione nel sogno individuale dell’artista”. Fra i suoi “liquidi paesaggi”, come li definì Giampiero Giani, si colloca l’opera “Rocca delle Caminate”. Nelle ampie vedute collinare i volumi si dissolvono in una materia leggera e impalpabile. Il tocco si fa talvolta allungato, talaltra breve e rapido, ma è nel carattere timido ed emotivo che Del Bon raggiunge una delle sue realizzazioni più interessanti.
Giuseppe Facciotto (Cavriana 1904 - Mantova 1945) è sicuramente il più rappresentativo dei chiaristi mantovani e, più in generale, deve essere ritenuto il più interessante dei pittori mantovani degli anni Trenta e Quaranta del nostro secolo. La mancanza di fama tra i contemporanei non è legata solo alla sua prematura scomparsa, ma anche al suo carattere schivo, alla sua posizione controcorrente e all'incapacità, o meglio al disinteresse, di promuovere commercialmente la propria opera. In antitesi con le tematiche e la retorica dei contemporanei pittori di Novecento, il F. presenta i caratteri fondamentali del chiarismo, dalla trasparenza del colore alla spontaneità, all'incompiutezza della forma di ascendenza post-impressionista, alla serenità dei soggetti.
Giulio Perina (Villafranca 1907 - Mantova 1985) compì gli studi artistici a Verona all'Accademia Cignaroli. Iniziò a dipingere nel 1926 e partecipò a Milano alla Permanente dove trovò apprezzamenti da parte di Sironi e Carrà. Seguì per un periodo gli insegnamenti di Renato Birolli e divenne suo amico. Nel 1934, grazie alle frequentazioni artistiche con Oreste Marini, conosce i pittori Umberto Lilloni e Angelo Del Bon, aderendo al movimento del Chiarismo e creando paesaggi pieni di luce. Partecipò alla Quadriennale di Roma del 1931 e del 1939. Intorno agli anni quaranta la sua pittura si avvicina all'Espressionismo. Mantova ha dedicato al pittore una mostra antologica nel 1975. Partecipò ad opere di restaurò nel palazzo ducale di Mantova. Ha una sala fissa contenente i suoi dipinti a Palazzo Te. Ebbe una forte amicizia col pittore Ligabue .
Giulio Salvadori (Mosio 1918 - Mosio 1999) si riallaccia a modi post-cubisti, sia per l’utilizzo di campiture nette e piatte di colore e sia per l’inserzione di brani di collage da giornali francesi e di tasti di macchine da scrivere, secvondo una poetica che all’epoca era piuttosto diffusa. L’artista mantovano frequentò la città di Parma avvicinandosi in gioventù al maestro Carlo Mattioli ed altri artisti famosi del tempo.
Al ritorno dalla campagna di Russia, Salvadori intrattiene frequenti contatti con gli artisti italiani più importanti del dopoguerra: Carrà, Birolli e Guidi. Giulio Salvatori, attraverso dipinti, disegni e bassorilievi ha testimoniato la migliore espressione artistica del secolo.
articolo pubblicato il: 21/02/2025