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tiroide e depressione

l'influenza degli ormoni in alcune forme di depressione


La sindrome depressiva è caratterizzata da alterazioni dell'umore, insonnia ed altri sintomi psicologici che persistono per un periodo minimo di due settimane, con un impatto più o meno profondo sulle attività sociali ed occupazionali, che pregiudicano il lavoro del paziente o limitano la sua attività produttiva e professionale. La severità della depressione è generalmente valutata con una scala di punti in cui ogni sintomo assume una valore numerico. I pazienti che hanno nella scala un valore molto elevato sono portatori di depressione estremamente severa.

La classificazione psichiatrica utilizza varie terminologie per i differenti sottotipi di sintomi depressivi; è il caso della depressione post partum, che è relativamente comune, riguardando il dieci per cento delle puerpere, della depressione stagionale, che insorge in individui dell'emisfero boreale nel corso di inverni troppo lunghi e della depressione di tipo malinconico, con segnali più accentuati al mattino, perdita di appetito e di peso e problemi psicomotori.

Nel nostro cervello le comunicazioni sono effettuate per mezzo di onde elettromagnetiche percettibili con un elettroencefalogramma. Gli elementi che compongono la massa cerebrale, i neuroni, hanno come mezzo di messaggio sostanze chimiche denominate monoammine, come la serotonina, la dopamina e la noradrenalina.

L'ipotesi più accettata dai neurologi è che le sindromi depressive siano associate ad una caduta dell'attività della serotonina. Con un minore livello di serotonina il sistema di trasmissione tra i neuroni risulta errato, portando allo squilibrio gli altri neurotrasmettitori come la noradrenalina. Quando il medico prescrive medicine che elevano i livelli di serotonina, i sintomi depressivi si attenuano e progressivamente spariscono.

Altre teorie sugli stati depressivi affermano che bassi livelli dell'ormone femminile estradiolo nelle donne in menopausa possono essere corresponsabili nello scatenare la depressione e che la somministrazione di estradiolo favorisce la cura dello stato depressivo.

Gli ormoni della tiroide, tiroxina (T4) e triiodiotironina (T3) sono essenziali per il funzionamento del sistema nervoso centrale. Il cervello trasforma la tiroxina in T3 grazie ad un'attività enzimatica peculiare alla cellula nervosa. Il T3 si lega alla cellula nervosa grazie ad un recettore speciale ed induce vari effetti metabolici all'interno della cellula stessa.

Nelle persone affette da ipotiroidismo la mancanza di T3 potrebbe essere causa di sindromi depressive o quantomeno un aggravante della depressione.

Studi realizzati su pazienti privi della tiroide a seguito di un'operazione o affetti da una malattia autoimmune della tiroide o ancora su coloro che hanno fatto uso di iodio radioattivo in dose elevata, indicano che lo stato malinconico, la bassa capacità di comunicazione e le alterazioni psicomotorie sono associati a scarsa produzione di ormoni tiroidei.

Oggi è noto che l'ipotiroidismo aggrava gli stati depressivi. La persistenza di una scarsa funzione della tiroide può rendere difficile il trattamento antidepressivo con farmaci serotoninergici usuali. Per questo motivo è bene analizzare i livello degli ormoni tiroidei (T4, T3 e T4 libero) e di TSH, l'ormone dell'ipofisi che stimola la tiroide, nel quadro degli esami clinici in pazienti depressi.

Alcuni ricercatori propongono la somministrazione di piccole dosi di tiroxina nei casi di depressione in cui si rilevi un ipotiroidismo subclinico, ovvero in pazienti che hanno livelli di T4 libero normale ma con TSH elevato. Tale pratica non è accettata da molti endocrinologi, nonostante presenti il vantaggio di abbreviare il ritorno del depresso alle proprie attività quotidiane, con la diminuzione dei sintomi di malinconia.

articolo pubblicato il: 20/08/2009

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