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spettacolo
"Panoramic Banana"

allo Spazio Rossellini di Roma


Dopo l’apertura con Enzo Cosimi al Teatro Palladium, In Levare la Stagione Danza 2025 del Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita | Spellbound, continua allo Spazio Rossellini con un altro gigante della scena contemporanea: il coreografo e performer Michele Di Stefano, Leone d’Argento per la danza alla Biennale di Venezia 2014 e fondatore del gruppo mk, nato nel 2000 e oggi compagnia di punta della danza internazionale.

Venerdì 24 gennaio alle ore 20.30 allo Spazio Rossellini, Di Stefano presenta per la prima volta a Roma, dopo il debutto alla Triennale di Milano, Panoramic Banana, Album degli abitanti del nuovo mondo, l’ultima produzione in cui il coreografo rilancia il tema dell’altrove e del selvaggio da sempre centrale nella sua ricerca.

Sulla scia della teoria dell’antropologo statunitense Michael Taussig sul re-incantamento della natura, sul ritorno all’idea di un mondo popolato da forze sfuggenti al controllo dell’uomo, Di Stefano crea uno spettacolo vibrante che conduce gli spettatori a esplorare nuovi territori, sospesi tra l’euforia dell’ignoto e il desiderio di ritorno a una natura selvaggia.

Con in scena sei performer della compagnia - Biagio Caravano, Sebastiano Geronimo, Luciano Ariel Lanza, Flora Orciari, Laura Scarpini, Francesca Ugolini - che si muovono sul palco con l’energia dirompente e l’impeccabile precisione tipica di mk, sulle note del punk rock britannico dell’iconica band anni ’80 The Creatures, le luci di Giulia Broggi e i video di Lorenzo Basili, Panoramic Banana tiene insieme un caleidoscopio di danze ed immagini immerse in una sonorità ibrida, calda come una fornace; una produzione incessante di sistemi coreografici che sembrano rimandare ad un nuovo folklore, evocativo di un mondo a venire, in cui il disordine delle cose è la regola, e l’ambiente si fa torbido e pulsante. Finalmente indisturbato nel suo desiderio di ‘rewilding’.

Non esiste un luogo per l’esotico, si tratta di pura rappresentazione. Ma la sua vacuità può essere senz’altro uno spazio reale, un contenitore per collezionare un catalogo di danze svincolate da ogni verosimiglianza, evocazione di un ambiente che fa fede ad un unico principio selvaggio: la mescolanza, la prossimità̀, l’incomprensibile euforia di un mondo solo immaginato. Mentre gli etnologi finalmente si riconvertono ad esaminare l’ultima inossidabile tribù ancora in circolazione - quella turistica - e gli antropologi si danno alla macchia occupandosi di serie televisive, il pensiero selvaggio viene dimenticato dall’entertainment ma prolifera indisturbato nella foschia, senza proclami di riscatto ma proprio per questo assolutamente cruciale per il futuro dell’umanità. Futuro sonoro, acquatico, tropicale, a 40 gradi all’ombra, epidemico, balsamico, anatomico e umido.
(Michele Di Stefano)

articolo pubblicato il: 17/01/2025

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