Ha inaugurato sabato 30 giugno 2009 al Teatro del Falcone presso Palazzo Reale di Genova la mostra Alberto Biasi. Kaleidoscope: dalle trame agli assemblaggi a cura di Giovanni Granzotto; patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, la mostra proseguirà fino
al 30 settembre.
La mostra di Genova raccoglie un'importante summa di opere scelte a documentazione di gran parte dei cicli operativi del maestro
padovano, uno dei padri del Gruppo Enne, fondamentale corrente dell'arte programmata e cinetica italiana.
Mediante un'efficace metafora il titolo della mostra raccoglie i tratti distintivi della poliedrica ricerca di Biasi, che in ogni
momento della sua lunga e incessante attività si è rivolto alla rappresentazione dell'energia, univocamente indirizzata alla sperimentazione
delle immagini geometriche e a una loro poetica lettura; al tempo stesso, rimanda al metamorfismo di un artista che ha usato materie e
tecniche spesso differenti, mantenendo tuttavia quale medesimo fine la rappresentazione del dinamismo e la traduzione in suggestioni e
immagini simboliche.
Partendo dalle Trame della fine degli anni cinquanta, continuando con le Torsioni e i Rilievi ottico-dinamici degli anni sessanta e
successivi, con i Politipi degli anni sessanta e settanta, conclusi con i recuperi neodadaisti degli anni ottanta, si approda allo
straordinario ciclo degli Assemblaggi della fine degli anni novanta, tuttora perdurante.
L'intento curatoriale di questa antologica vuole mettere in luce le capacità innovative di un artista che non ha mai abbandonato la
ricerca, anche nei momenti di divertissements o di autentica provocazione, riproponendo quel corto circuito tra opera e fruitore che,
fondamentale per l'arte, nelle sue opere è connaturato all'apparizione realistica di immagini dinamiche, capaci di materializzarsi come
fossero fenomeni di calefazione.
Fin dagli esordi, all'inizio degli anni sessanta, l'artista sperimenta strutture dinamiche basate su infinite possibilità percettive,
nelle quali il fruitore diventa partecipe, in modo indiretto o virtuale, dell'opera.
Alberto Biasi ha saputo rinnovarsi nel tempo al punto da essere considerato artista oltre le tendenze, specialmente in riferimento
all'arte cinetica e programmata, delle quali resta in effetti il protagonista storico per antonomasia. Nel corso della sua lunga attività
artistica ha realizzato innumerevoli opere, tutte di estrema coerenza stilistica e sempre diverse, tanto che per catalogarle è incorsa
l'abitudine della critica di suddividerle in cicli tematicamente omogenei, metodologia adottata anche per la mostra di Genova.
Il percorso espositivo è messo dunque in relazione alle varie fasi della stratificata attività di Alberto Biasi e racconta in maniera
ricca e puntuale la complessità imprevedibile di un artista storicizzato, eppure ancora così attuale, che ha saputo rinnovarsi nel tempo,
oltrepassando il millennio, mantenendo intatta la coerenza espressiva e l'energia straordinariamente vitale delle sue opere, allora come
oggi.
A corredare l'evento il catalogo, edito dalla casa editrice Il Cigno, raccoglierà un intervento del curatore Giovanni Granzotto, i testi
critici di Dino Formaggio e Marco Meneguzzo, una biografia di Isabella Panfido e fotografie provenienti dall'Archivio Biasi e Gruppo N.
Scheda delle opere in mostra
Le "trame" sono collages, sovrapposizioni di carte di paglia forata; un posto di rilievo in mostra spetta alle cosiddette "Trame in
valigia" del 1959 (rimaneggiate nel 1965) e "Proiezione di luce e ombra" del 1961, costituita da lamiere forate mosse da un elettromotore,
utilizzato con l'intento di reperire nella realtà di luce e movimento nuovi valori estetici e psicologici.
Per conoscere appieno Biasi è comunque necessario confrontarsi con i "rilievi ottico-dinamici": realizzati nel lustro degli anni
Sessanta e poi ripresi saltuariamente, appartengono a uno dei cicli più peculiari dell'artista. Così intitolati per sottolineare l'apparenza
attivata dall'occhio umano che diventa motore e creatore delle forme (inesistenti sul piano fisico ma percettivamente reali quanto più
appaiono instabili), i rilievi ottico-dinamici testimoniano la vocazione autenticamente fenomenologica di Biasi, mirata ad indagare "le leggi
che collegano le interazioni tra percezione, memoria e immaginazione nelle dinamiche di realtà delle immagini di cui si popola il mondo della
pura apparenza". Tali opere sono definite virtualmente cinetiche poiché fisicamente immobili eppure in divenire per effetto della mobilità
del punto di vista, soprattutto in conseguenza dell'attività del nostro sistema retinico - mentale. In mostra sono esposti i primi "Rilievi
ottico-dinamici", le " Gocce" del 1961, i "Cangianti", le "Farfalle pacifiste" , le "Forme del vento" degli anni settanta e i recenti
"Quadrati rotanti".
Con la parola "torsioni" si definiscono sinteticamente circa trecento "Dinamiche visive" diverse per colore e forma, soprattutto
circolari o ellittiche, triangolari o romboidali. La loro ideazione risale ai primi anni sessanta, ovvero al periodo della creatività
collettiva del Gruppo N ed è riconducibile ad un "Omaggio a Fontana": una tela interamente tagliuzzata a stringhe e ricomposta con una mezza
torsione delle stesse. Le "dinamiche" si caratterizzano per essere costituite da stringhe che si sovrappongono in torsione e si dipanano a
ventaglio concentrico. Quelle triangolari, oltre che per la forma, si distinguono per la sovrapposizione delle lamelle ai bordi secondo
distanze in progressione logaritmica. Sono tutte opere in "rilievo": fisicamente avvitano la luce e lo spazio, risultando concretamente in
movimento per effetto della mobilità dell'occhio e dell'umana immaginazione. Il ciclo delle torsioni si conclude con "Inganni di Afrodite" e
"A Marilyn" opere chiaramente allusive, omaggio alla sessualità femminile.
I "politipi" sono la diretta prosecuzione delle strutture lamellari, in particolare delle "torsioni" e dei "rilievi ottico-dinamici";
mentre in quelle il dinamismo era esasperato, nei "politipi" prevalgono il cangiantismo coloristico e le caratterizzazioni formali in
conseguenza di tensioni e deviazioni di strutture lineari. In mostra saranno esposti "Politipo" del 1978, "Contrasti dimensionali" del 1980,
" Giano, tra giorno e notte" del 1980 e "Ritratto di G" del 1990.
Il concetto di ambiente (environnement) nasce dal desiderio di uscire dalle piccole dimensioni, quasi da laboratorio, dei primi
oggetti dinamici e ingrandirli fino a occupare e coinvolgere gli spazi a livelli di vivibilità, in modo che spazio dell'opera e spazio dello
spettatore fossero condivisi, potenziando le relazioni tra spazio illusorio e movimento reale, spazio reale e movimento illusorio. Così, in
alcuni casi lo spazio-ambiente diventa percorribile e penetrabile, modificando il ruolo del fruitore, che da spettatore diventa attore,
talvolta coautore dell'opera stessa. Inoltre, l'introduzione della luce artificiale, per le sue caratteristiche e proprietà inconsuete,
soprattutto negli "ambienti", influisce radicalmente nella normale percezione sia temporale sia spaziale. In ogni caso, il progetto dell'arte
programmata e cinetica, al di là dell'effetto spettacolare e ludico creato da queste opere, era un tentativo di fornire suggerimenti per una
possibile applicazione di movimento-luce-colore in reali situazioni ambientali di paesaggio, per qualificare esteticamente e dinamicamente
l'ambiente urbano. In mostra oltre alle "Proiezione di luce e ombra" è esposto "Grande tuffo nell'arcobaleno" del 1969 con un rifacimento del
1999.
I primi "assemblaggi" risalgono alla fine del Novecento. In queste opere Biasi riunisce alcune sue tipiche ricerche sulle armonie e
sui contrasti tra staticità reale e movimento apparente, sul rapporto percettivo oggetto-soggetto. Dei circa trenta "assemblaggi" esposti,
degni di nota sono: Mister golf 2008 orizzonti"A occhi aperti" del 2000, "Mi sono perso nel blu" del 2001, "Black-out 28.09.03", " Volo di
ritorno" del 2005", "Aperto all'instabilità" e "Corsa ad ostacoli" del 2007, i più recenti "Nel cerchio giallo" , "Pesce... di razza" e "
Password " del 2008.
Infine, nella sezione dedicata alle sculture sono presenti alcune opere visibili a tutto tondo, a partire da "Tavolino acrobatico".,
una ricostruzione in alluminio di un'opera del 1960, per continuare con altre realizzate o rimaste a livello di progetto, fino alle attuali
sculture in alluminio o acciaio corten, tra cui "Smetti di toccare" e "Sospeso tra due" del 2006.
articolo pubblicato il: 04/08/2009