La settantasettesima stagione del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto è stata aperta in prima mondiale da una kermesse musicale “La legge” e “Gli occhi di Ipazia” del Maestro Giacomo Manzoni.
Da diversi anni la formula del Teatro Lirico Sperimentale è quella di rappresentare un’opera del grande repertorio, la riproposizione di intermezzi settecenteschi non rappresentati da oltre due secoli e la prima mondiale di un’opera inedita. Questa struttura consente di fare del Concorso di avviamento al debutto un teatro veramente sperimentale, non solo nel nome.
Il Maestro Giacomo Manzoni aveva scritto “La legge” nel lontano 1954, come saggio di uscita dal Conservatorio di Milano. Sin dai suoi primi passi nel campo musicale, il Maestro ha sentito sin da subito l’esigenza di un suo personale impegno sociale ed etico. “La legge” risente profondamente delle lotte contadine a sostegno della riforma agraria che prese corpo negli anni Cinquanta. Ma il fatto storico non è altro che lo spunto per riflettere e denunciare il potere in quanto tale.
La seconda opera, “Gli occhi di Ipazia”, è recente e parte dalla vicenda umana dell’omonima matematica, astronoma e filosofa di Alessandria d’Egitto. Si potrebbe pensare ad un lavoro da archeologo, ma la distanza spazio/temporale è del tutto irrilevante.
Quando più gli uomini decisero di vivere insieme nello stesso spazio e vollero organizzarsi con leggi e regole comuni, crearono le gerarchie che hanno accompagnato e scandito la vita dell’umanità. E quando si pensa alle gerarchie si pensa automaticamente al potere politico, religioso, economico, come rendita di posizione per chi lo raggiunge e si presta a compromessi inconfessabili per mantenerlo.
Il teatro di Manzoni è un teatro di denuncia del dolore di chi non riesce ad affrancarsi dalla miseria e dalla disperazione.
Vera è una ricercatrice che viene osteggiata per i suoi studi che potrebbero danneggiare gli interessi di una importante casa farmaceutica e uccisa. Lo stesso destino di Ipazia uccisa dal fanatismo religioso nel 415 d.C. Vera e Ipazia diventano un’unica donna.
Non solo teatro di parola, ma adesione totale alla musica moderna atonale, di cui il Maestro è esponente prestigioso.
Attraverso il teatro musicale da camera ha arricchito la sua musica con suoni acutissimi, cori registrati sia dal coro del T.L.S. sia dal coro di Santa Cecilia di Roma, assoli individuali di strumenti, brusii indistinti.
L’intero spettacolo è stato molto impegnativo sia per i cantanti sia per l’Ensemble musicale del T.L.S., magistralmente guidato dal Maestro Marco Angius, grande esperto di musica moderna.
La regia è stata affidata a Claudia Sorace, mentre Sonia Arienta si è dedicata alla stesura dell’atto. Il testo, che il Maestro Manzoni ha proibito di chiamare libretto, è risultato crudo per un pubblico composto in gran parte da melomani.
Come in ogni messa in scena del T.L.S. si impongono la professionalità e la bravura delle maestranze tutte.
articolo pubblicato il: 26/08/2023 ultima modifica: 30/08/2023