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cronache
Infinite possibilità per esseri finiti

nuovo album di Giovanni Truppi


Una storia autobiografica e universale che riesce a raccontare il mondo con drammaticità e (auto)ironia, che guarda dritto negli occhi il nostro presente e cerca di trovare il modo più giusto di interpretarlo ogni giorno. Il nuovo frutto del talento e del lavoro costante di un artista senza compromessi e in continua evoluzione, capace di andare sempre oltre i limiti, gli schemi e le definizioni, sfidando se stesso e il suo pubblico.

Infinite possibilità per esseri finiti è il nuovo album di Giovanni Truppi in uscita in vinile, cd e digitale per Virgin Music LAS/Universal Music Italia. Il vinile è disponibile sullo shop di Universal in tiratura limitata contenente la stampa di una tra cinque illustrazioni realizzate da Aldo Giannotti, autografata da Truppi e dall’artista stesso.

Anticipato dalle canzoni Alcune considerazioni, Le persone e le cose, La felicità e Moondrone, il nuovo album è prodotto da Marco Buccelli e Niccolò Contessa e arriva a quattro anni dal precedente LP Poesia e civiltà e un anno dopo la pubblicazione di Tutto L’universo, l’antologia che ha racchiuso i primi 10 anni di carriera del musicista napoletano uscita in seguito alla sua partecipazione alla 72esima edizione del Festival di Sanremo.

Un disco urbano, ambientato in una precisa dimensione temporale, che percorre la strada da Centocelle a Bologna calandosi nei quartieri di cui parla e in cui vive, che diventano parte essenziale della narrazione attraverso registrazioni ambientali, soundscape e field recording che fanno da trait d’union a un mix di generi e suoni, in cui l’incertezza e la frammentazione interiore si fanno vero e proprio linguaggio e cifra stilistica. Diciotto tracce che spaziano dal rock e dai rimandi alla tradizione cantautorale italiana alla musica elettronica e ambient, da lampi impressionisti di solo pianoforte fino alla rivisitazione, autorizzata personalmente dai fratelli Brian e Roger Eno, del loro brano strumentale Blonde. Il disco prende anche nuove strade, quasi del tutto inedite per Giovanni, in una serie di brani dove a predominare è lo spoken word con improvvise e impreviste deviazioni nei territori dell'hip hop più astratto. Un album che partendo dal personale e particolare arriva al collettivo e all’universale, che si interroga e si confronta in modo onesto e profondo con temi importanti e quanto mai attuali: il concetto di privilegio e quello di comunità, la precarietà economica e la gentrificazione, il ruolo delle reti sociali e quello delle città. La vita, la morte, i sentimenti, le relazioni. Tematiche certamente non inedite per l’artista napoletano, ma affrontate e osservate da un’angolatura diversa, frutto di una maturazione personale e dei cambiamenti di vita e di scenari vissuti negli ultimi anni.

Dalla nascita alla morte, che ne sono i segni più evidenti, a ogni passo dell’esistenza ci confrontiamo con la nostra finitudine: scegliamo, imbocchiamo sentieri, optiamo per una delle innumerevoli diramazioni del possibile, prendiamo posizioni. Racconta Giovanni Truppi E i nostri limiti non si esauriscono con la durata della vita: noi siamo costitutivamente finiti. Lo siamo perché non possiamo fare troppe cose nello stesso momento, trovarci in più luoghi insieme, e non possiamo nemmeno amare più di un limitato numero di persone. Certo, per alcuni di noi la varietà delle scelte è più ampia e le risorse a disposizione sono maggiori, ma questo è solo un altro aspetto - sicuramente drammatico - della faccenda che non cambia il fatto che la regola sia la stessa per tutti. Questa è la condizione umana, anzi: questo è il modo in cui noi umani facciamo esperienza della vita e del mondo.

Infinite possibilità per esseri finiti è il reportage di un viaggio nella mente di un uomo, un flusso di coscienza che attraversa emozioni, domande e dubbi comunissimi e universali: Chi sono? Cosa dovrei fare della mia vita? Come possono coesistere, senza confliggere, la dimensione privata e quella collettiva? Che rapporto può sussistere tra l’avere un bel lavoro e una famiglia che si ama e il prendere consapevolezza del mondo, delle sue storture e delle sue diseguaglianze? Cosa significa “impegno”? Cosa ha senso fare di una posizione di privilegio? Che relazione si può instaurare con la propria finitezza e quindi con la morte? In cosa potrebbe consistere vivere in questo momento storico in Italia cercando di dare un senso alla propria vita?

Domande che, inanellate in un racconto organico e poetico, fatto di luce e buio, rallentamenti e accelerazioni, e incastonate nella narrazione di tempi e di luoghi molto precisi (Roma, Centocelle, Bologna, 2020-2023) rendono Infinite possibilità per esseri finiti uno specchio dello smarrimento del nostro tempo e delle trasformazioni che lo abitano ed efficace rappresentazione di uno Zeitgeist. Dal punto di vista musicale, ogni anima del disco si mischia con le altre in una commistione di colori e caratteri: batterie live e sporche si sommano a ritmiche elettroniche, e lo stesso avviene per le chitarre elettriche e i synths; elementi acustici o naturali campionati, effettati e incastonati all’interno di arrangiamenti o sessioni ritmiche completamente sintetici. A fare da collante, in questo percorso variegato di stili e sonorità, il collage e l’utilizzo di soundscape: i rumori di Centocelle, registrati da Truppi e Contessa e sparsi nel disco come a tessere una trama implicita, il traffico di via Indipendenza a Bologna, riprese di immagini (sonore) quotidiane - biciclette, passi, voci, ascensori, uccelli - e analogiche. La produzione di Marco Buccelli (storico collaboratore di Truppi, basato negli Stati Uniti e già al lavoro con Xenia Rubinos e Crudo Pimiento) e Niccoló Contessa (I Cani, Coez, TuttiFenomeni) sottolinea e esalta la contemporaneità e l’internazionalità della scrittura, che infatti si nutre di suggestioni musicali varie, da Frank Ocean e Billie Eilish a Steve Roach, da Charlotte Adigéry a Gil Scott Heron, da Kae Tempest ai Beastie Boys. Ma, nonostante sia fagocitato e completamente reinterpretato, è impossibile allo stesso tempo non individuare i riferimenti al cantautorato italiano classico di De André, Battiato, Dalla, Conte, da sempre fari della scrittura di Giovanni Truppi. Un riferimento su tutti, per questo disco multiforme, è Storia di un impiegato.

Il risultato è un mare di parole e musica all’interno del quale navigano delle canzoni-isole, alcune più sperimentali altre di struttura classica. Un disco complesso e stratificato, e al tempo stesso immediato e poetico.

A rappresentarlo al meglio, la copertina concepita dall’artista Aldo Giannotti: un’opera partecipativa creata direttamente dal pubblico e dall’artista al MAMbo di Bologna. Un’opera d’arte in divenire che ha racchiuso e abbracciato le tracce di tante vite e tante storie, per poi trasformarsi nella cover di un disco che proprio della vita e delle sue storie si nutre.

articolo pubblicato il: 30/04/2023

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