In questi giorni le relazioni Italia-Brasile sono arrivate al punto più basso dopo la dichiarazione di guerra che il Governo di Getulio Vargas fece ai governi dell'Asse nel 1942.
Getulio era un sincero ammiratore dei dittatori europei, Salazar in testa, ma, comprensibilmente, non gradiva che i sottomarini tedeschi facessero il tirassegno sulle navi mercantili in rotta nell'Atlantico del Sud, senza minimamente preoccuparsi di guardare le bandiere svettanti sui pennoni.
In questi giorni, dunque, televisioni, agenzie e giornali italiani mettono in enorme risalto la crisi scoppiata tra il nostro ed un Paese in cui una grossa fetta della popolazione è di origine italiana, soprattutto negli stati del sud, con punte di maggioranza assoluta in alcune città dell'interno paulista.
Ma arriviamo al punto. Sarà perché i corrispondenti di importanti imprese editoriali preferiscono vivere vicino alle spiagge di Rio de Janeiro che a Brasilia, capitale federale, ma tutto in Brasile diventa "carioca" e il contrasto diventa tra governo italiano e governo carioca.
Carioca diventa il paulista Altafini, quando dichiara che un conto è la politica un altro lo sport, carioca sono indifferentemente tutti i brasiliani, spesso definiti "il popolo carioca".
Ma è un vecchio vizio. Addirittura, in occasione del carnevale dello scorso anno, il commentatore della sfilata di Rio di un'importante televisione definì la cidade maravilhosa "capitale del Brasile" (non lo è più da una cinquantina d'anni).
In realtà tutti i capoluoghi dei ventisei (più un Distretto Federale) stati brasiliani sono definiti capitali, ma quella federale, e quindi del Brasile, è una e non è più Rio.
In Brasile carioca è solo l'abitante di Rio e del suo piccolo (relativamente per i parametri europei) stato.
Poi ci sono il paulista e il paulistano (a seconda che viva nello stato o nella città di San Paolo), il capixaba dello Spirito Santo, il bahiano e gli altri nordestini, il gaucho del sud (che si sente gaucho prima ancora che brasiliano) e molti altri.
Nel 2010 ci saranno i festeggiamenti per i cinquanta anni di Brasilia.
Ci sarà qualche corrispondente italiano che per l'occasione si avventurerà sull'altipiano del Planalto Central?
Si spera almeno nell'inviato di qualche giornale cattolico, visto che l'ubicazione di Brasilia, oltre alla volontà di spostare il baricentro della vita politica verso l'interno, è stata facilitata da un sogno-visione di San Giovanni Bosco, nel corso di un viaggio in treno (in Italia).
Ma San Giovanni Bosco non avrebbe sicuramente accettato di essere definito meneghino, visto che non era di Milano, ma casomai, da piemontese, gianduia.