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di T. Da Malacerna

La vittoria di Elly Schlein alle primarie del PD sarà stata segretamente salutata con immenso piacere da Renzi e Calenda. La nuova segreteria, uscita dai gazebo molto più che dalle sezioni di partito, in cui aveva prevalso Bonaccini, ha una visione politica molto lontana dall’elettorato che da decenni si riconosce nel PD.

Fin dai tempi ormai lontani del PCI ci fu una marcia di avvicinamento del partito ad elettori tradizionalmente moderati come piccoli industriali ed artigiani, ma anche bancari, commercialisti e geometri. Anche i carabinieri cominciarono a guardare al partito con occhi diversi da un passato, allora ancora recente, in cui i comunisti erano visti come il nemico. L’apoteosi ci fu con Massimo D’Alema che non si limitò, come chiedevano settori dell’Arma e giornalisti come Montanelli, ad abolire la regola per cui il Comandante generale dovesse provenire dai ranghi dell’Esercito, ma dichiarò la Benemerita Arma autonoma, al pari di Marina ed Aeronautica.

Elly Schlein, in alcune sue dichiarazioni, ha delineato un PD molto più a sinistra di quello di Zingaretti e Letta, soprattutto nel campo dei diritti LGTBQ+, sui quali i suoi predecessori erano d’accordo a parole, ma non precisamente nei fatti. Le leggi Scalfarotto e De Zan, così come la legge Cirinnà sul matrimonio gay, hanno trovato l’opposizione di settori del partito che hanno cercato di ritardare i lavori, senza peraltro voler minimamente apparire a fianco delle opposizioni.

Qualche dietrologo ha ipotizzato che al voto ai gazebo, libero ai non iscritti, abbiano partecipato persone che non hanno alcuna intenzione di votare PD, ma che con l’elezione della Schlein sperano in una caratterizzazione a sinistra della minoranza parlamentare, con conseguente opposizione dura su tutti i provvedimenti del Governo. Non è mancato qualche maligno ad ipotizzare la presenza al voto di schiere di renziani per sbilanciare il PD a sinistra e portare quanti più moderati possibile nelle file del cosiddetto Terzo Polo, che terzo è solo nella mente di Renzi e Calenda, dato che prima di loro, per consistenza, c’è il M5s.

Ci sarebbe poi il discorso Ucraina. Sembrano lontani anni luce i tempi, in cui, a ridosso delle recenti elezioni politiche, Letta stuzzicava gli avversari di centrodestra chiedendo loro dichiarazioni ufficiali e severe contro Putin e la sua politica. Con la nuova Segretaria avranno spazio le istanze di chi vorrebbe, in nome della pace, che non vengano più inviate armi al Kiev. Elly Schlein è comunque coerente con se stessa e con la sua visione di ciò che accade in Europa orientale, a differenza di Conte, che quando era Premier inviò aiuti militari e votò le sanzioni ed ora, all’opposizione, è per una pace senza se e senza ma, che avrebbe come conseguenza la vittoria della Russia.

Bisognerà vedere quanto dirigenti e militanti del PD saranno disposti a seguire un nuovo corso molto diverso dal parlare forbito e felpato di Enrico Letta.

articolo pubblicato il: 28/02/2023 ultima modifica: 12/03/2023

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