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speciale bicentenario di E. A. Poe
una lugubre mezzanotte
di Carla Santini

"Nella mia mente, qualsiasi ora è una lugubre mezzanotte" è una delle frasi tipiche del vocabolario di Edgar Allan Poe e ben rappresenta sia il suo carattere sia quell'atmosfera cupa e sofferta che traspare da tutti i suoi scritti.

Ma, aldilà delle tragiche vicende familiari, egli ebbe anche la sorte di essere educato in un camposanto. Durante il soggiorno in Inghilterra, frequentò, infatti, una scuola situata a ridosso di un cimitero. Il professore di matematica faceva lezione all'aria aperta, tra i morti. Gli studenti dovevano scegliere una tomba e scoprire l'età del morto sottraendo dall'anno della dipartita quello di nascita. Anche le lezioni di educazione fisica venivano tenute nello stesso ameno ambiente. Il primo giorno di scuola ogni alunno riceveva in regalo una piccola pala di legno; quando uno dei membri della parrocchia decedeva, i bambini erano invitati a scavare la fossa e a fare, di conseguenza, salutari esercizi fisici.

La vita di Poe fu condizionata fortemente anche dall'alcool e dalle carte,oltre che da un temperamento mai accomodante, anzi spesso e volentieri arrogante per la presunzione del proprio genio. I rapporti interpersonali furono difficili e sempre al limite della rissa. Ma sul suo conto furono dette anche molte bugie e infamie.

Il fatto incontrovertibile è che Poe, oggi universalmente considerato uno dei più grandi autori mondiali, in vita e ancora per molti anni dopo la morte suscitò grandi ammirazioni e ancor più grandi ostilità, soprattutto tra gli autori a lui contemporanei o di poco successivi.

Lui d'altronde non solo non era né amabile né astutamente mellifluo nei rapporti umani, ma vivacchiava collaborando con vari giornali come critico letterario. Ancora qualche decennio fa, su molte biografie dello scrittore compariva la frase "tentò il giornalismo". Se per giornalismo s'intende un lavoro sicuro e ben remunerato, effettivamente non fu il caso di Poe, che sempre guadagnò troppo poco con il suo lavoro da freelance, ma se giornalismo s'intende scrivere per essere letto da vaste platee, certamente fu un giornalista di successo. Le sue critiche letterarie, a volte permeate di sincera ammirazione, più spesso sarcastiche e sferzanti, sono ancora oggi godibilissime ed in grado di dire qualcosa sugli autori presi di mira.

Un caso particolare riguarda il poeta Henry Wadsworth Longfellow. Nel 1840 Poe scrisse una feroce critica su un lavoro del poeta, accusando quest'ultimo di aver rubato da Alfred Lord Tennyson, nonché di aver plagiato lo stesso Poe. Longfellow non rispose agli attacchi. Dopo la prematura morte di Poe, il poeta si limitò a dire che "mai ho attribuito la severità delle sue critiche a null'altro che l'irritazione di una natura sensibile, esacerbata da un indefinito sentimento di frustrazione".

Se Edgar fu feroce e beffardo stroncatore di nuove pubblicazioni, ci fu anche chi era ferocemente contrario al suo genio. Tra questi, Mark Twain, che definì la sua prosa illeggibile come quella di Jane Austen. Con il suo tipico senso dell'umorismo, Twain attaccò due scrittori con un colpo solo.

Non meno ostile fu il giudizio di T. S. Elliot, che disse di Poe che aveva l'intelletto di una persona molto dotata, ma prima della pubertà.

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