L'11 novembre del 1958 veniva pubblicato Il Gattopardo, capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Si tratta di un romanzo postumo, in quanto lo scrittore era morto il 23 luglio 1957, cinque giorni dopo aver ricevuto l'ennesima lettera di rifiuto da parte della casa editrice Einaudi. In quella occasione era stato lo scrittore Elio Vittorini a scrivere che, secondo lui, il romanzo non riusciva ad essere il racconto di un'epoca e la descrizione della decadenza di quell'epoca. Già in precedenza il romanzo era stato rifiutato da Arnoldo Mondadori.
Solo un anno dopo un altro scrittore, Giorgio Bassani, ne curava la pubblicazione per una casa editrice allora agli inizi, la Feltrinelli, tra l'ostilità della critica ed il grande successo di pubblico.
Oggi Il Gattopardo è unanimemente considerato tra i più grandi romanzi italiani del Novecento.
Lo scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, oltre a pochi racconti e ai saggi su Stendhal e sulla letteratura del Cinquecento, è autore del solo romanzo Il Gattopardo, il cui titolo riprende l'animale fantastico dello stemma della propria famiglia, di antica nobiltà siciliana.
Tomasi di Lampedusa era nato a Palermo nel 1896. Ultimo rampollo di una nobile casata trascorse la sua vita viaggiando e dedicandosi a quell'otium che le sue condizioni economiche gli permettevano. Soggiornò a lungo in Francia, dove acquisì una notevole conoscenza delle problematiche religiose legate al pensiero di Pascal e alle idee giansenistiche, mentre in Inghilterra si interessò dell'organizzazione della chiesa anglicana.
Quando morì nella casa della cognata a Roma, come il principe di Salina, il protagonista del Gattopardo, ricevette l'ultimo saluto nel pieno rispetto della tradizione cattolica. Uomo laico, riteneva la fede più un fatto privato che pubblico.
Solo negli ultimi anni della sua vita si era dedicato alla scrittura, senza alcun successo, tanto è vero che i quattro titoli che ci rimangono di lui, Il Gattopardo, i Racconti, le Lezioni su Stendhal e l'Invito alle lettere francesi del Cinquecento sono stati tutti pubblicati postumi.
A distanza di cinquant'anni esatti, Il Gattopardo continua a dividere la critica letteraria italiana. Si va attraverso una scala di valori estremamente variegata, da chi lo considera un capolavoro assoluto, addirittura superiore al pirandelliano Il fu Mattia Pascal, a chi lo guarda con sospetto. Su molti critici pesa ancora il giudizio negativo di Elio Vittorini, influenzato dall'ideologia pessimistica che pervade il romanzo. Il leit motiv è il tema della morte e della caducità del tempo, insieme alla visione della rivoluzione come cambio di persone al potere e non come di effettivo cambio della struttura più profonda della società.
Tomasi di Lampedusa ha avuto la stessa sfortuna in vita e la fortuna postuma di altri grandi scrittori italiani del Novecento, come Guido Morselli, anche lui rampollo di ricca famiglia - in questo caso di industriali lombardi - e Salvatore Satta, giurista sardo che ha avuto grande successo postumo con il romanzo Il giorno del giudizio, un libro che da solo ha illustrato la civiltà barbaricina più dello sterminato corpus della narrativa deleddiana.