Se un’autobiografia, quella dello storico, critico d’arte e giornalista Enzo Di Martino, da lui affidata alle pagine di un libro che ha il più semplice e naturale dei titoli possibili, e cioè Memorie (pubblicato dallo Studio R&S di Padova, con una bella selezione di immagini curata da Lisa De Rossi e una stimolante prefazione di Claudio Rebeschini), possa cominciare con un elenco di “fallimenti”, da lui meticolosamente raccontati, non può che a prima vista apparire quanto meno singolare, se non “provocatorio”. O forse, più intimamente, come un rimpianto per tutto quanto egli avrebbe voluto realizzare per Venezia, ma che per un motivo o per un altro non si è realizzato; tante idee, iniziative concrete, ma niente. Sembra dirci, con la sua ben nota ironia, come Guido Gozzano nella sua poesia “Cocotte”: “Non amo che le rose che non colsi. / Non amo che le cose /che potevano essere e non sono state”…
Tanto per citarne alcune, di queste “rose”, da una proposta che il Teatro La Fenice promovesse corsi aperti ai giovani di tutt’Italia in un periodo di grave disoccupazione giovanile; quella di inserire tra i premi della Biennale, un premio di ben 50 milioni, messi a disposizione della moglie di Marino Marini per onorare la memoria del grande scultore; quella di costruire a Venezia un ponte di vetro; quella di realizzare un libro che raccontasse, con le fotografie di Graziano Arici, il girovagare del famoso artista americano Jim Dine per Venezia; progetto che venne “stoppato” dalla moglie dell’artista, anch’essa fotografa. E ancora, il progetto fallito di realizzare un libro sulla Biennale di Lubiana, la proposta, reiterata, ai presidenti della Biennale che si sono succeduti in quest’ultimo ventennio di inserire a turno nel Consiglio di Amministrazione il rappresentante di un Paese straniero (quello che Di Martino confessa come uno dei suoi più “brucianti” fallimenti). E così via. Naturalmente il perché, il percome e i retroscena di queste sue iniziative, nel dettaglio, non può che essere conosciuto, da chi ne sia incuriosito, nell’agile e sorprendente racconto che l’autore ne fa nelle pagine del libro.
Ma, a parte i fallimenti, quello che questa “antibiografia” (come la definisce lo stesso autore, che si ripromette di riprenderla per festeggiare il suo centesimo compleanno, che ovviamente gli auguriamo di cuore), questo libro è denso di ricordi personali e professionali, di lavoro critico e di realizzazione di importanti eventi espositivi ed editoriali, e – oserei dire – di un attento e curioso “cronista”, sulle pagine del “Gazzettino”, di tutto quanto nell’ultimo mezzo secolo, e anche di più, è accaduto nella storia e nella vita artistica della città lagunare, che lo adottò, giovanissimo, strappandolo ad una sicura e promettente carriera nella Marina Militare.
In questa sua “scelta di vita”, convinta ed abbracciata con grande passione e rigorosa competenza, grande ruolo hanno avuto i suoi contatti e le sue frequentazioni con il gota dell’arte contemporanea, tanto da farci parafrasare una celebre frase di John Steinbeck, cambiando i “viaggi” di quest’ultimo con gli “incontri” di Enzo: che cioè “non sono gli uomini che fanno gli incontri, ma gli incontri che fanno gli uomini”. E che “incontri”!... Solo qualcuno, perché altrimenti ci vorrebbe l’elenco telefonico, che chi ama l’arte non può che esserne invidioso: Milton Glaser, Ermanno Olmi, Virgilio Guidi. Arnaldo Pomodoro, Ottavio Missoni, Christian Parisot, Botero, Chillida, Mimmo Paladino, Sandro Chia, Vedova, Santomaso, Anthony Caro, Joe Tilson, Emilio Isgrò, Zigaina, De Luigi, Plessi, Chia, Raoul Schultz, Robert W. Firestone (per due sue mostre a Venezia al Museo di Sant’Apollonia ebbi il piacere di curare l’ufficio stampa collaborando con lo Studio Antonio Dal Ponte del fratello di Enzo, Mario; come poi in diverse altre sue iniziative), Miguel Rodriguez Acosta, Valadimir Welicklovic, Tinguely, Folon, Nespolo, Tadini, Azuma; oltre, ovviamente, ai maggiori critici, storici dell’arte (tra i tanti, Restany, Calvesi, Carandente, Celant, Bonito Oliva, con il quale collaborò al glorioso “Avanti al tempo dei suoi primi esordi giornalistici), direttori dei più prestigiosi musei, addetti vari, responsabili di istituzioni pubbliche e private, giornalisti e scrittori
Insomma, “una vita per l’arte”, e comunque non solo a Venezia, volendo ricordare – tra l’altro - la direzione artistica del Museo di Ortona, del Museo dello Splendore di Giulianova, la cura delle mostre ai Musei del Palazzo dei Pio di Carpi nell’ambito della Biennale della Xilografia, alla Pinacoteca Provinciale di Bari, al Centro Saint Benin di Aosta. Una vita che è ancora “in fieri” e tutta da raccontare, come Enzo si ripromette (e auspichiamo), regalandoci tante informazioni e aneddoti. Mentre ora, insieme a raccogliere le sue “memorie”, è impegnato a dare prova della sua grande generosità, donando opere d’arte e libri della sua ricchissima biblioteca ad importanti istituzioni pubbliche e private. Da vero “giornalista”, Di Martino ha voluto con questo suo libro proporsi nella veste che forse gli è più naturale e congeniale: quella che si dedica con più passione e professionalità alla “cronaca”, piuttosto che alla “storia” (anche se in questo campo si è cimentato con successo in lavori importanti, di cui rimane – tra gli altri - la fondamentale Storia della Biennale di Venezia, invece che con quella di uno scrittore impegnato a lasciare ai posteri i tormenti e le estasi della sua “avventura esistenziale”.
Memorie, come ha ben sintetizzato su “Il Gazzettino” Paolo Navarro Dina: “è un piccolo volume che narra una grande storia. Un racconto di sfide, di lotte, di soddisfazioni e anche di sconfitte. Non è né un esame di coscienza, né un bilancio di vita, è il segno di una passione, di una “immersione” totale, appassionata, intima e felice di una vita trascorsa tra quadri, opere d’arte, artisti grandi e minori, trattati tutti con uguale rispetto; di idiosincrasie e capricci di tanti autori e – ovviamente – del potere che sta intorno al mondo dell’arte. Nel bene e nel male, fatto di burocrazie quando non di lotta all’arroganza della politica. Tutto racchiuso in un memorabile libretto intitolato (quasi in modo calvinista, senza accenti e polemiche) Memorie”.
articolo pubblicato il: 06/03/2022