Più del cinquanta per cento degli abitanti del pianeta vive in città e le megalopoli stanno diventando sempre più grandi.
Superpopolazione urbana, però, non significa necessariamente caos e problemi. In realtà i problemi sono strettamente connessi al sottosviluppo. Una metropoli come New York, nonostante la grandezza, offre servizi, opportunità di svago nonché possibilità di lavoro tali che il numero degli abitanti non influisce negativamente sulla qualità della vita.
Al contrario, le megalopoli del Terzo mondo, oltre a crescere più rapidamente, non offrono risorse sufficienti per tutti, abitazioni e lavoro.
Una ricerca sulla qualità della vita ha consentito di stilare una graduatoria che vede, ad esempio, New York al 49° posto, al 90° Johannesburg e al 114° San Paolo; ciò indica che uno degli elementi fondamentali resta sempre quello economico.
Secondo recenti dati ONU, l'abbandono delle aree rurali incide per il 25% sulla crescita delle città. I boliviani che vendono frutta a Buenos Aires o i filippini che lavorano a Tel Aviv provengono da città dei rispettivi paesi ma desiderosi di migliori opportunità di vita e di guadagni. In NIgeria, il boom del petrolio ha determinato una vera e propria esplosione demografica di Lagos; nella città indiana di Hyderabad, conosciuta anche come Cyberabad, giungono circa 200 mila persone all'anno, e non necessariamente ex-contadini, attratte dalle sue imprese di alta tecnologia.
Un secondo fattore che incide fortemente sulla crescita delle città dei paesi poveri è rappresentato dall'alto tasso di natalità, per circa il 50%.
Nel mondo industrializzato il tasso di mortalità è progressivamente sceso e le famiglie si sono adattate ad un numero minore di figli, da ciò l'indice generale di crescita legato anche all'immigrazione è più lento.
In Somalia, ad esempio, il 21% delle ragazze fra i 15 e i 19 anni ha figli; a Roma meno dell'1%. A Bagdad, solo il 10% delle donna usa anticoncezionali, a Seul ben il 66%. A Niamey, capitale del Niger, ogni donna ha perlomeno 8 figli.
Ma è Lagos è la città che cresce più rapidamente per la natalità e per il petrolio; si calcola che dal 1950 è cresciuta del 3000%, ha attualmente circa 10 milioni di abitanti e scarseggiano acqua, abitazioni e le strade sono ingolfate di auto ventiquattr'ore su ventiquattro.
Un terzo fattore interessante è ovviamente la posizione geografica; questa può incidere sulla densità, come ad esempio nel caso di Mumbai,la ex-Bombay; questa città iniziò a crescere sin dal sec.XVII grazie al porto. oggi concentra il 25% della produzione industriale,il 40% del commercio marittimo ed il 70% delle transazioni di capitali in India. Ma accerchiata dal mare e con scarso territorio circostante è la città più densamente popolata con i suoi 29.000 abitanti per km2.
Se nel mondo degli animali in quanto tali esistono studi che individuano livelli ideali di concentrazione per una vita ottimale, per quanto riguarda gli uomini, nessuno sa esattamente di quanto spazio l'uomo abbia bisogno per vivere bene.
Nel corso degli anni sono state fatte tante ricerche sugli effetti psicologici della vita in agglomerati urbani. E a partire da quella che ha originato il libro Mental Health in Metropolis dello psichiatra Thomas Rennie negli anni cinquanta, tutte hanno evidenziato la ricorrenza di nevrosi e altre patologie che vanno dalla schizofrenia all'ipertensione, allo stress, che è diventato una sorta di epidemia in quanto circa il 50% ne soffre. Detroit, fra le maggiori città, detiene questo primato a causa anche di maggiore disoccupazione, di minori aumenti salariali, più attacchi cardiaci e meno giorni di sole.
Anche nell'antichità, città come Costantinopoli e Alessandria erano veri e propri formicai umani; si presume che la densità dovesse raggiungere circa 20 mila persone per km2, densità alquanto prossima a quella delle moderne Karachi e Lagos. Nell'antica Roma le "insulae", alte fino a sei piani, straripavano di schiavi e insieme a tutti quelli che arrivavano a Roma, capitale di un impero e in grado di garantire una porzione gratuita di pane giornaliera a tutti, facevano salire il tasso di densità a 66 mila persone per km2.
E' stato coniato negli ultimi anni il termine "megacittà" per indicare città con più di 10 milioni di abitanti, come San Paolo, Città del Messico, Seul, Shanghai, Nuova Delhi, Londra. Se nel 1950 erano solo due, New York e Tokio, si prevede che nel 2015 saranno 22.
Paradossalmente la concentrazione può rivelarsi utile per l'ambiente. I costi di acqua, fognature, elettricità, raccolta e smaltimanto dei rifiuti, trasporti, assistenza medica e scuola possono essere drasticamente ridotti. Tanto più infatti le persone vivono sparpagliate sul territorio, tanto maggiori sono i costi per la distribuzione dei beni e dei servizi. Sulla scorta dell'analisi della storia dello sviluppo negli anni, dei problemi di volta in volta affrontati è possibile forse pianificare una vita sostanzialmente accettabile per il futuro delle grandi città. Resta però l'incognita del grado di competenza o di incompetenza dei politici, che alla fine possono scrivere in un modo o in un altro la storia dell'umanità.