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ritrattino
Giuseppe Prezzolini
di Manlio Morandi

(Perugia 1882 - Lugano 1982)

Quando m'accade di vedermi ( perché non mi guardo mai ) nello specchio, mi domando: "Ma com'è che gli uomini non mi detestano, quando mi vedon così?" 18 settembre 1968 -dal "Diario 1968 - 1982" Giuseppe Prezzolini.
Caro Prezzolini, è apprezzabile la tua feroce autocritica ma all'epoca non hai intuito che gli uomini vedevano in te non l'aspetto esteriore ma la forza interiore che ha mosso tutte le tue azioni nel corso di un secolo? Anche se, come diceva di lui Montanelli, "a dargli retta sarebbe l'autore più inedito d'Italia, tanto era sempre insoddisfatto di ciò che scriveva e restio a pubblicarlo".
Nato a Perugia nel 1882 da genitori senesi, trascorre buona parte della sua adolescenza fra studi e viaggi (soprattutto in Francia ).
Nei primi anni del novecento conosce Giovanni Papini che aiuta alla fondazione della rivista "Leonardo" e Benedetto Croce che lo stimola alla pubblicazione dei suoi primi scritti. Nel 1908 fonda la rivista "La Voce", di cui resterà direttore, con brevi interruzioni, fino al 1913. Prende parte al primo conflitto mondiale, fonda l'Istituto Bibliografico Italiano, per molti anni professore per corsi estivi alla Columbia University di New York. Nel 1927 pubblica la biografia della "Vita di Niccolò Macchiavelli fiorentino.
Dopo una serie di spostamenti tra la Francia e gli Stati Uniti, rientra dopo sedici anni in Italia dove pubblica nuovi libri e ristampe. Nel 1968 si trasferisce nella residenza appartata di Lugano "prossimo lembo estero di lingua nazionale"
"Quante cose avrei da dire sulle situazioni in cui mi trovo. Ma a descriverle ci vorrebbero volumi. Chi leggerà queste note, che vorrei distrutte, penserà di me brutte cose. Ipocondriaco, degenerato, erotico, autocentrifugato, modello per studi psicoanalitici e chi sa mai quanti altri epiteti." Con queste parole Prezzolini descrive le pagine dei diari che hanno accompagnato i suoi ultimi anni. Discusso nel dopoguerra per aver maturato una posizione di sostanziale accettazione del fascismo, continua dalle pagine del settimanale "IL BORGHESE" le sue analisi e prese di posizione e opinioni fulminanti.. Nel 1972 pubblica "Il manifesto dei conservatori"
Nell'ultimo diario prevale la dimensione privata, un monologo interiore che lo porta ad un colloquio a viso aperto con la morte, privo del conforto consolatorio della fede che ricorda il rigore morale dello stoicismo romano.
Muore a Lugano, lucido centenario, nel 1982.

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